di Fabiola Favilli
Quest’anno ricorre il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio, ed abbiamo avuto l’opportunità di conoscerne meglio le opere e la vita grazie a molte conferenze e documentari. Giorgio Vasari, il grande biografo degli artisti ed artista egli stesso, ci descrive aspetti del carattere di Raffaello: modestia, gentilezza, bontà, affabilità: “Quanto largo e benigno si dimostri talora il Cielo nell’accumulare una persona sola l’infinite ricchezze de’ suoi tesori e tutte quelle grazie e più rari doni che in lungo spazio di tempo suol compartire fra molti individui, chiaramente poté vedersi nel non meno eccellente che grazioso Raffael Sanzio da Urbino; il quale fu dalla natura dotato di tutta quella modestia e bontà che suole alcuna volta vedersi in coloro che più degli altri hanno a una certa umanità di natura gentile aggiunto un ornamento bellissimo d’una graziata affabilità, che sempre suol mostrarsi dolce e piacevole con ogni sorte di persone et in qualunque maniera di cose.”
Raffaello è però quasi un unicum nel panorama degli artisti, poiché la maggior parte di essi in realtà si è contraddistinto per bizzarria di carattere e spesso per vere e proprie manie se non addirittura tare mentali. Sia Vincent Van Gogh che Michelangelo Merisi da Caravaggio soffrivano di saturnismo, cioè una intossicazione cronica derivata dal piombo contenuto nei colori. A Van Gogh procurò disturbi mentali, al Caravaggio l’intemperanza caratteriale ed a Francisco Goya la sordità e turbe psichiche, dato che usava inumidire i pennelli con la bocca; Tranquillo Cremona morì a soli 41 anni avvelenato dai colori che gli provocarono la paralisi degli intestini.
Noto è il carattere scontroso di Michelangelo Buonarroti, un misantropo permalosissimo. Visse come un povero nonostante il suo lavoro, a cui si dedicò instancabilmente per oltre 60 anni, sia stato apprezzato e pagato da papi e nobili: alla sua morte, nel 1564, l’artista aveva accumulato beni per 50.000 ducati d’oro. Per fare una comparazione nello stesso periodo l’intero Palazzo Pitti venne venduto per 9000 ducati; tra rendite, terreni, palazzi, investimenti vari accumulò una fortuna che oggi potrebbe essere valutata intorno ai 46 milioni di euro. La sua vita era così: pasti frugali, la casa disadorna, l’abitudine di non indossare le calze ma direttamente gli stivali, che non si toglieva mai, neanche per coricarsi. Ecco cosa tramanda di lui l’allievo Ascanio Condivi: “Spesso era stizzito, irritato, furibondo, non sappiamo mai di che cosa. A volte era stanchissimo: poi, all’improvviso recuperava le forze.”; e poi era sporco “portava di continuo stivali di pelle di cane sopra lo ignudo i mesi interi, che quando li voleva cavare, poi nel tirarli ne veniva spesso la pelle”.
Paul Cezanne era afefobico, cioè aveva disagio se toccato; passeggiando sull’orlo di un burrone mise un piede in fallo ma per fortuna l’amico Èmile Bernard lo salvò. Rimessosi in piedi scappò via furioso gridando: “Nessuno può toccarmi!”.
Dante Gabriel Rossetti, nato a Londra nel 1828 e massimo esponente della corrente preraffaellita, era legatissimo a sua moglie e modella Elizabeth Siddal, che si suicidò nel 1862; a lei aveva dedicato poesie scritte a mano in un libretto che volle seppellire con lei. Nel 1870 fece però riesumare il corpo per recuperare le liriche e poterle pubblicare. Non fu però l’unica stranezza relativa a questo artista: dopo la morte della moglie e probabilmente per colmare la solitudine si trasferì in una casa con un grande giardino, e da quel momento si circondò degli animali più strani: un canguro, una talpa, pappagalli, corvi e camaleonti.
Un corteo di animali seguiva Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Il Vasari lo descrive così: “Era uomo allegro, licenzioso, e teneva altrui in piacere e spasso con vivere poco onestamente: nel che fare, perö che aveva sempre attorno fanciulli e giovani sbarbati, i quali amava fuor di modo, si acquistò il sopranome di Soddoma; del quale non che si prendesse noia o sdegno, se ne gloriava, facendo sopra esso stanze e capitoli, e cantandogli in sul liuto assai comodamente. Dilettossi, oltre ciò, d’aver per casa di più sorte stravaganti animali; tassi, scoiattoli, bertuccie, gatti mammoni, asini nani, cavalli barbari da correr palj, cavallini piccoli dell’Elba, ghiandaie, galline nane, tortole indiane, ed altri si fatti animali, quanti gliene potevano venire alle mani. Ma, oltre tutte queste bestiaccie, aveva un corbo, che da lui aveva cosi bene imparato a favellare, che contraffceva in molte cose la voce di Giovannantonio, e particolarmente in rispondendo a chi picchiava la porta, tanto bene, che pareva Giovannantonio stesso, come benissimo sanno tutti i Sanesi. Similmente gli altri animali erano tanto domestichi, che sempre stavano intorno a lui per casa, facendo i più strani giuochi ed i più pazzi versi del mondo; di maniera che la casa di costui pareva proprio l’arca di Noè.”
Autoritratto di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, 1504. Particolare di uno degli affreschi di San Benedetto nel Monastero di Monte Uliveto Maggiore. Da notare che è circondato da animali; ha un tasso al guinzaglio!
È attraente ed interessante poter curiosare nelle biografie degli artisti del passato.Questi aneddoti aiutano a capire tante cose sulla loro epoca oltre che sulla loro personalità.E in fondo ci testimoniano come le eccellenze dell’arte spesso fossero accompagnare da caratteristiche del tutto umane.
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Di grande interesse e piacevolissima lettura… da ora in poi guarderò anche le opere con occhi diversi!!!
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