A Milano il Coni ha messo sotto sfratto gli schermidori dell’Associazione Schermistica Piccolo Teatro di Milano che Giorgio Strehler fondò nel 1958. Il celebre regista era infatti un appassionato della nobile arte della scherma e consigliava anche agli attori di praticarla, per imparare l’eleganza del portamento e della gestualità. Nonostante la storia dell’associazione e la sua importanza, anche attuale (conta circa trecento adulti e settanta bambini iscritti), il Coni ha deciso di sfrattarla, ponendo fine a qualcosa di culturalmente rilevante nel panorama dello sport italiano, ormai sempre più asservito alla bieca logica del mercato e del guadagno. E poco importa che la scherma sia uno degli sport che ha dato al nostro paese più medaglie.
Poco importa che l’Italia sia da sempre sul podio nelle competizioni internazionali e che la scuola italiana di scherma sia una delle migliori e più rispettate. L’unica cosa che conta è il banale soldo, e la scherma non ne porta abbastanza.
Da anni ormai la scherma è maltrattata dal Coni che non ha mai fondi per organizzare le gare o per pagare agli schermidori i viaggi per partecipare alle gare internazionali. Soldi che poi, quando si parla di calcio, compaiono improvvisamente in grandi quantità. Basterebbe qualche briciola di quello che si spende per le prime donne del calcio per finanziare e rilanciare uno sport nobile, antico ed elegante come la scherma, uno sport che non si limita a insegnare una tecnica, ma anche regole di condotta basate sull’onore e la lealtà che tanto farebbero bene al nostro paese!
Lo sfratto dato all’Associazione Schermistica Piccolo Teatro di Milano è una sconfitta per la società milanese e italiana, per lo sport e per la cultura. È un fatto grave, che in nome di una logica bieca, gretta e ignorante, che mira a risparmiare pochi soldi, un’istituzione che dovrebbe preservare lo sport non esiti a distruggere un pezzo di storia e a impoverire tutto il tessuto sociale. I dirigenti del Coni dovrebbero vergognarsi di questa decisione e riparare al più presto, evitando lo sfratto o almeno dando all’associazione una nuova e degna sede. E forse ci vorrebbe una mobilitazione da parte della Milano intellettuale e sportiva, a difesa di un patrimonio importante.
Purtroppo, però, temo che, come spesso accade, tutto passerà nell’indifferenza colpevole di tutti.
Enrico Proserpio