di Vito Foschi
Sembra diventata una moda dei governi italiani tassare gli extraprofitti con conseguenze non sempre desiderabili, come il crollo della Borsa all’annuncio della nuova tassa sulle banche. Nella Borsa italiana le società finanziarie, banche e assicurazioni, hanno un peso notevole e il loro andamento influenza pesantemente tutto l’indice azionario.
La definizione di extraprofitti è piuttosto fumosa e si potrebbero definire come i profitti ottenuti oltre il normale. Ma qual è il livello normale di guadagno?
È ben evidente che si tratta di una questione più ideologica che reale. Come si fa a distinguere se un profitto in più è frutto di uno sforzo maggiore dell’impresa o di condizioni di mercato eccezionalmente favorevoli? L’unico caso in cui si può parlare di extraprofitti con un minimo di ragione si ha quando lo Stato, con una sua legge, favorisce un produttore a scapito di altri, perché senza la forza dello Stato non ci sarebbero stati i guadagni.
Il rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea sta aiutando le banche ad aumentare gli introiti, però queste vengono da anni in cui i bassi tassi di interesse hanno eroso i guadagni e molte hanno cercato di restare in piedi aumentando le commissioni. Questo gioco degli extraprofitti viene presentato come una questione di giustizia, ma non sembra che, per simmetria, quando ci sono delle perdite qualcuno intervenga. L’unica giustificazione reale di una cosiddetta tassa sugli extraprofitti è semplicemente quella di prendere i soldi dove si trovano. Bisognerebbe anche capire quanto di questa nuova tassa sarà scaricato sui consumatori. Le banche possono tranquillamente ritoccare qualche commissione per recuperare una parte della nuova tassa.
Si dimentica sempre che in Borsa non investono solo i grandi possidenti, ma anche i piccoli risparmiatori: i fondi di investimento e i fondi pensioni sono sempre espressioni dei piccoli risparmiatori. Così l’operaio che ha deciso di mettere il suo Tfr nel fondo pensione di categoria con la manovra del governo, ha incamerato una perdita con il crollo di borsa e la riduzione degli utili delle banche, ma è felice perché sono state punite le banche “cattive”. Per un governo liberista c’è ancora da aspettare.
di Vito Foschi