Sulle montagne lombarde, in questi mesi invernali, è frequente veder spuntare, tra le foglie secche e la neve, i fiori bianchi dell’elleboro o Rosa di Natale.
Il genere Helleborus appartiene alla famiglia delle Ranunculaceae e comprende una ventina di specie di piante erbacee di piccole dimensioni.
Le foglie sono basali, composte, palmate, dal bordo dentellato e di un bel verde scuro. I fiori, portati su steli alti venti-trenta centimetri, possono
essere di diversi colori, a seconda della specie e della varietà, dal bianco, al verde, al porpora, fino a tinte tanto scure da sembrar nere. I petali del fiore sono molto ridotti. Quelli che sembrano petali sono in realtà brattee (foglie trasformate) che danno al fiore il suo colore e il suo aspetto decorativo.
Gli Helleborus sono dotati di rizoma dal quale emettono le radici e la parte vegetativa.
In natura si trovano in Asia Minore, in Europa e nella zona del Caucaso. In Italia ce ne sono diverse specie, che fioriscono da dicembre a marzo.
Helleborus niger, diffuso su Alpi e Prealpi, in terreni calcarei, ha fiori bianchi che col passare dei giorni virano verso il rosa. Il nome “niger”, che in latino significa “nero”, si riferisce al colore della radice. Fiorisce in pieno inverno.
Helleborus foetidus si trova su terreni sassosi e fra i cespugli, ha dimensioni maggiori rispetto al niger, foglie dal lungo picciolo e dal bordo molto frastagliato. Lo scapo fiorale può superare i cinquanta centimetri. Le brattee dei fiori sono verdi come i petali che formano una piccola coppa pendente. Il nome “foetidus” (puzzolente) deriva dall’odore nauseabondo della pianta. Nonostante ciò, è una specie coltivata nei giardini.
Helleborus viridis è diffuso nel nord Italia. È assai simile al foetidus, ma di dimensioni più ridotte (tra i dieci e i quaranta centimetri). Ha fiori grossi, verdi. Anche H. viridis emana un cattivo odore.
In commercio si trovano anche specie di origine estera.
Helleborus orientalis, originario della Grecia e dell’Asia Minore, raggiunge un’altezza di cinquanta centimetri e ha fiori cremisi o rosa. Ne esistono varietà di altri colori, anche molto scure. Fiorisce a marzo.
Helleborus abchasicus, originario del Caucaso, ha fiori verdi all’interno e porpora all’esterno che raggiungono gli otto centimetri di diametro. Raggiunge un’altezza di trenta-cinquanta centimetri.
Helleborus argutifolius, conosciuto anche come H. corsicus, è originario della Sardegna e della Corsica.
Raggiunge i sessanta-ottanta centimetri di altezza, con fiori giallo-verdi pendenti. È una specie cespugliosa, con foglie trilobate e di colore glauco. Le foglie sono spinose e persistenti. Fiorisce tra marzo e maggio.
Helleborus atrorubens è una pianta di dimensione ridotta, dai fiori purpurei. La specie è originaria della Serbia, del Montenegro e della Croazia. Fiorisce a partire da gennaio.
Gli ellebori possono essere coltivati sia in giardino che in vaso. Amano i terreni umidi, leggeri, organici, ma ben drenati. Prima di piantarli, quindi, lavorate il terreno aggiungendo concime organico tipo stallatico o compost e, se il terreno è troppo compatto e argilloso, della sabbia.
La posizione ideale è la mezzombra. Gli ellebori sono piante da sottobosco e non amano il sole diretto. Sono ottimi per essere inselvatichiti sotto gli alberi. Per tale scopo consiglio H. niger che con i suoi fiori bianchi darà luce all’ombra delle fronde. Varietà dal fiore scuro passerebbero inosservate confondendosi con l’ombra stessa.
La riproduzione dell’elleboro si può effettuare da seme. Si lascia che il fiore vada a frutto senza rimuoverlo quando appassisce. Quando i semi sono maturi, il frutto secca. Raccogliete i semi e seminateli in una seminiera, o in un vaso largo e basso, usando come substrato una miscela di sabbia vagliata e torba in parti uguali. Lasciate la seminiera all’esterno. Spunteranno la primavera successiva (a volte prima).
Le piante ottenute da seme impiegano un paio d’anni a fiorire. Se non volete attendere, potete riprodurre i vostri ellebori per divisione. Estraete dal terreno i rizomi e divideteli in modo che ogni porzione abbia una gemma. Le parti ottenute vanno subito piantate.
Entrambi i metodi hanno vantaggi e svantaggi. La divisione di rizomi dà piante già mature e pronte e fiorire e certamente identiche alla pianta madre, mentre i semi danno piante che impiegano di più a fiorire e che potrebbero essere in certa misura differenti dalla madre. In compenso da seme si ottengono molte più piante.
Un’avvertenza importante: tenete gli ellebori lontani da bambini e animali domestici: sono velenosi, spesso mortali. Non vanno quindi mangiati per nessun motivo.
Nonostante la loro pericolosità sono utilizzati in erboristeria per la preparazione di prodotti diuretici e purganti. In passato la radice di elleboro veniva usata anche per curare la pazzia. Il loro utilizzo è comunque sconsigliato. Si possono ottenere gli stessi risultati con prodotti ed erbe molto meno pericolosi.
A presto!
Enrico Proserpio