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giovedì, 28 Novembre, 2024

GIOVANNI PARAPINI, DIRETTORE RAI PER IL SOCIALE: “LA RAI PER IL BENE COMUNE, NON DEVE LASCIARE INDIETRO NESSUNO”

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di Gabriele Rizza

Da quest’anno, la Rai ha dato un’ulteriore spinta all’azione sociale del Servizio Pubblico con progetto Rai per il sociale. A guidarlo, Giovanni Parapini, manager della comunicazione con una lunga carriera: da responsabile advertising di Vogue Italia e Vanity Fair, fino alla direzione dei progetti di comunicazione e di public affairs di Boeing, Poste Italiane, Unicredit, Eni, Enel, CONI. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare i progetti di Rai per il sociale e la filosofia che guida le singole iniziative.

Cosa rappresenta la recente nascita di Rai per il sociale all’interno delle attività del Servizio Pubblico?

«L’azienda ha compreso che il suo impegno nel campo del sociale era ed è straordinario ma che l’opinione pubblica lo avvertiva  e lo avverte  in forma non identitaria , da  qui è nata la riflessione di  mettere competenze diverse  a fattor comune su tematiche ritenute prioritarie come : disabilità, autismo, tutela dell’infanzia, protezione degli anziani, attenzione ai detenuti, monitoraggio della migrazione,  lotta  alla disoccupazione, violenza sulle donne, gender gap, inclusione digitale, lotta agli stupefacenti, ambiente, periferie e lotta alle diseguaglianze, insomma un grande sforzo per rendere chiara la nostra vocazione  al sociale».

In un momento in cui spesso i media come TV e social sono accusati – a volte a ragione – di “vendere” status symbol, desideri fittizi e materialismo, come può la RAI e in particolare RAI per il sociale raccontare la realtà, portando temi difficili all’attenzione e alla sensibilità della popolazione?

«Il compito è definito, le modalità sono più complicate perché le società in cui viviamo si sono assuefatte ad alcuni codici che mettono il sociale in secondo piano o in una forma oserei dire “salottiera “. Rai per il Sociale ha chiaro che la sua azione deve partire dal basso, realizzando progetti concreti, coerenti e che abbiano al centro sempre il bene comune e il ruolo non negoziabile dei valori del Servizio Pubblico. La nostra missione è chiara, lavorare per mettere al centro la coesione sociale, il bene comune senza lasciare indietro nessuno. Una sfida complessa ma che qualcuno deve iniziare e la Rai se ne è fatta carico».

La RAI è stata fin dalla sua nascita un mezzo che ha unito ed educato gli italiani. I tempi sono certamente diversi, ma come può oggi il servizio pubblico conciliare quello spirito educativo con le esigenze di audience, o comunque di risultati economici?

«Lo può fare nei campi dove è più forte la necessità di educare come per quanto riguarda l’Inclusione digitale. Il nostro è un paese che su questo terreno è in difficoltà e segnala un ritardo importante rispetto agli altri paesi europei e quindi rai per il Sociale ha messo a punto un progetto denominato Manzi 4.0 che va proprio in questa direzione, ovvero recuperare quello spirito educativo conciliandolo con l’interesse del pubblico in termini di audience e interessando operatori pubblicitari sensibili ai temi divulgati dal Servizio Pubblico».

Quali sono i progetti futuri di Rai per il sociale?

«Abbiamo un piano operativo con circa 42 progetti da realizzare nel 2021, alcuni dei quali sono già partiti, altri sono in cantiere, ed altri ancora partiranno a cavallo della fine dell’anno. Sono progetti divisi per settore e coprono l’intero perimetro della Direzione, si va dalle Campagne Sociali, all’Ambiente, dall’Inclusione Digitale, alla lotta alle povertà, dalla difesa dell’infanzia, alla valorizzazione del Servizio Civile. Vorrei infine ricordare che i temi di cui abbiamo parlato sono solo alcune delle questioni rilevanti nell’agenda dei grandi del mondo, la mia sensazione è che altre siano le priorità per chi ci governa e quindi solo con  la sensibilizzazione dell’opinione pubblica rispetto ai temi valoriali si può ottenere attenzione da  chi ha un osservatorio distorto rispetto al reale. Il mondo soffre e non si può più dargli le spalle».

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