di Susanna Russo
Giovanni Brianza è amministratore delegato di Edison Next.
Ha iniziato la sua carriera in Pirelli Pneumatici e nel 1999 entra in Edison per occuparsi di business development.
Nel 2004 si trasferisce a Parigi in Électricité de France (EDF) assumendo la responsabilità delle strategie sul mercato italiano. Nel 2006 rientra in Edison come CEO Office Director. Nel 2009 viene nominato Direttore M&A e, successivamente, Direttore Pianificazione Strategica e M&A di Edison.
Nel 2018 entra a far parte del Comitato Esecutivo di Edison con la carica di Executive Vice President – Strategy, Corporate Development & Innovation e successivamente di Executive Vice President Energy and Environmental Services. È membro del Consiglio Generale dell’Unione Industriali di Torino, vicepresidente della Hydrogen Joint Research Platform del Politecnico di Milano e membro dell’Advisory Committee di Idinvest Smart City Venture Fund.
Quale ruolo e quali responsabilità ha Edison Next nel processo di transizione ecologica?
«La missione che ci siamo dati è di aiutare le aziende e i territori in un percorso difficile ma necessario, quello della decarbonizzazione e della transizione ecologica. Lo facciamo proponendoci come partner di lungo periodo e grazie ad una piattaforma di servizi, tecnologie e competenze unica sul mercato.
Per garantire una transizione che sia sostenibile sotto tutti i punti di vista, anche quello sociale ed economico, agiamo su due fronti: da un lato riducendo i consumi ed il contributo emissivo del tessuto industriale, delle aziende e delle pubbliche amministrazioni, dall’altro garantendone la competitività sui mercati di riferimento.»
Recentemente ha dichiarato: “annunceremo dei progetti molto ambiziosi sul territorio lombardo”; quali sono i vostri principali obbiettivi in campo energetico?
«Il territorio lombardo rappresenta per noi una realtà importante alla quale già da tempo mettiamo a disposizione le nostre competenze e le nostre capacità finanziarie con l’obiettivo di portare soluzioni e servizi che ne abilitino la transizione energetica, rispettando e valorizzando le peculiarità di questo territorio.
Continuiamo la nostra collaborazione con il Policlinico di Milano, il più antico ospedale del capoluogo lombardo, per il quale ci occupiamo della gestione di tutti gli impianti energetici garantendo non solo l’ottimizzazione dei consumi ed il contenimento delle emissioni, ma anche il comfort a tutte le persone che usufruiscono della struttura. Nei mesi scorsi abbiamo portato efficacemente a termine due progetti ad alto impatto tecnologico e in termini di sostenibilità ambientale: il revamping di due motori di cogenerazione garantendo la piena continuità del servizio e l’installazione di una nuova sezione di trigenerazione. Grazie a questi due interventi l’energia prodotta direttamente dagli impianti realizzati presso il Policlinico è paragonabile al fabbisogno di una cittadina di circa 1.500 famiglie.
Siamo inoltre partner di alcune tra le eccellenze culturali e artistiche nella loro transizione ecologica, testimoniando ancora una volta il nostro impegno nella tutela e salvaguardia dei territori in cui operiamo: con il Teatro alla Scala, istituzione con cui Edison ha un rapporto di collaborazione storico, abbiamo avviato il progetto “Scala Green” per la decarbonizzazione di tutte le sedi cittadine della Fondazione individuando interventi in grado di evitare l’emissione in atmosfera di 2.000 tonnellate di CO2 all’anno, quantità pari a quella assorbita da circa 60.000 alberi; con il FAI abbiamo avviato un rapporto di collaborazione per ridurre l’impatto ambientale dei beni storico-artistici sotto la sua tutela. Siamo partiti in Lombardia con La Cavallerizza di Milano, sede della fondazione, in cui abbiamo ridotto i consumi energetici del 40%, per poi andare ad intervenire su altri siti come Villa Necchi Campiglio, Villa Panza e il Monastero di Torba, per citarne alcuni, e allargare la collaborazione ai beni localizzati in altre regioni.
Sul fronte della rigenerazione urbana, tema intorno al quale stanno nascendo su tutto il territorio nazionale numerosi interventi anche grazie ai fondi del PNRR, stiamo avviando sul territorio lombardo, ma non solo, diverse collaborazioni nell’ambito delle quali ci proponiamo come partner energetico per progettare e realizzare in modo strutturato, organico e di concerto con la progettazione urbanistica, tutta la parte energetica, mettendo a disposizione le nostre competenze ingegneristiche e la nostra piattaforma di servizi e tecnologie.
Infine, guardando al mondo dell’industria e, in particolare ai cosiddetti hard to abate, soggetti industriali appartenenti a settori energivori come, ad esempio, acciaio, chimica, carta, cemento, realtà molto diffuse sul territorio lombardo, stiamo portando avanti progetti per la decarbonizzazione dei processi produttivi basati sull’utilizzo di tecnologie innovative e dei gas verdi.»
Si parla di 60 miliardi di investimenti entro il 2030 in Italia, è questa la data per cui si prevede che la tanto ambita “transizione ecologica” inizi ad avere dei risultati e degli effetti concreti?
Che ruolo ha Edison Next nel processo di allineamento delle aziende a questo nuovo corso?
«Abbiamo deciso di lanciare sul mercato Edison Next in un momento importante. L’Europa ha dato un indirizzo di politica industriale che ha fatto sì che il mercato si muovesse: da qui al 2030, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dalla Comunità Europea, ovvero una riduzione di almeno il 55% delle emissioni di gas a effetto serra, sono previsti circa 60 miliardi di euro di investimenti sul mercato Italia, con una crescita media annua del 20%. Il settore industriale cuba circa il 50% degli investimenti complessivi, il restante 50% è suddiviso equamente tra terziario e pubblica amministrazione.
La decarbonizzazione, quindi, è diventata un’esigenza di breve termine e queste realtà hanno bisogno di partner solidi che possano portare le competenze e la capacità di investimento necessarie per progettare e realizzare roadmap di soluzioni per la riduzione dei consumi e delle emissioni, ma anche per aiutarli a rimanere competitivi sui mercati di riferimento. Così come Edison ha fatto e sta ancora facendo per le grandi infrastrutture a supporto del sistema energetico del nostro Paese, come Edison Next siamo pronti a mettere a disposizione dei nostri clienti un konw how tecnico importante, la capacità di gestione di progetti, anche molto complessi, solide competenze nei servizi energetici integrati e una profonda conoscenza del mercato energetico. Tutto ciò, unito ad una capacità finanziaria importante, risponde appieno alle necessità che le aziende esprimono da tempo e che ormai sono diventate impellenti.»
Quanto il conflitto Russia-Ucraina sta velocizzando/modificando i processi che portano alla ricerca e all’utilizzo di fonti di energia differenti?
«Dall’inizio del conflitto Russia-Ucraina, i prezzi del gas naturale in Europa hanno toccato record storici e il greggio è salito sopra i 120 dollari al barile per la prima volta dal 2012.
Il conflitto in atto ha quindi portato in evidenza il grave problema di dipendenza energetica dell’Europa che riceve circa il 40% del gas da gasdotti russi, molti dei quali passano attraverso l’Ucraina, con Germania e Italia che si qualificano come le nazioni che più dipendono dalle importazioni di gas russo.
Tale consapevolezza circa l’esposizione geopolitica dell’Europa alla Russia e il rischio di approvvigionamento energetico associato si è trasformata in un catalizzatore per la transizione all’utilizzo di fonti energetiche alternative, rinnovabili e sostenibili, componenti chiave anche dal punto di vista dell’indipendenza energetica.
Per raggiungere gli obiettivi prefissati è necessario agire su tre fronti: la sicurezza e diversificazione degli approvvigionamenti gas, lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile e, infine, la riduzione dei consumi attraverso un utilizzo efficiente ed intelligente le risorse.
Come Edison abbiamo avuto la capacità di costruire nel tempo un portafoglio gas che copre il 20% circa della domanda nazionale e che è caratterizzato da un mix di approvvigionamento estremamente diversificato con una componente molto bassa di gas Russo, il cui contratto terminerà alla fine di quest’anno.
Le risorse rinnovabili sono parte del DNA di Edison: nel 1898 è entrata in funzione la prima nostra centrale idroelettrica – la Bertini di Paderno D’Adda – e oggi, a distanza di quasi 125 anni, continuiamo a fare delle rinnovabili uno dei perni della nostra crescita: siamo il secondo operatore nazionale per capacità eolica e fotovoltaica e abbiamo una roadmap al 2030 prevede di raddoppiare la nostra capacità di produzione, arrivando a 5 Gigawatt con impianti idroelettrici, eolici e fotovoltaici, nonché lo sviluppo di 1 GW di sistemi di stoccaggio e flessibilità, come i pompaggi idroelettrici e le batterie, per compensare la natura non programmabile delle rinnovabili.
La terza azione è quella che mettiamo in campo proprio con Edison NEXT, accompagnando aziende, pubbliche amministrazioni e territori nel loro percorso di transizione energetica, aiutandoli prima di tutto a ridurre e ottimizzare i propri consumi, utilizzando l’energia in modo più efficiente, ma anche mettendo in campo soluzioni per produrre energia in modo sostenibile. Costruiamo insieme ai nostri clienti un percorso di transizione che prevede un mix di soluzioni ritagliate sul contesto specifico, che possa accompagnarli nel tempo verso una decarbonizzazione sostenibile sotto tutti i punti di vista, anche quello economico, bilanciando investimenti con un ritorno di breve periodo con investimenti più impegnativi e a più alto impatto di decarbonizzazione, ma dai ritorni prospettici. Interventi di decarbonizzazione come il fotovoltaico “on site” o gli interventi di efficienza energetica mirati alla riduzione dei consumi, possono “finanziare” interventi oggi meno convenienti come l’elettrificazione dei consumi o i gas verdi.
Con riferimento a quest’ultimo tema siamo fortemente impegnati sullo sviluppo della filiera sia del biometano, sia dell’idrogeno, due vettori chiave per garantire il raggiungimento dei target europei e per contribuire all’indipendenza energetica nazionale.»
Vuole raccontarci nel dettaglio il passaggio da combustibili fossili ad idrogeno?
«Edison riconosce al gas naturale un ruolo strategico per accompagnare la transizione energetica, che è un processo a tappe per giungere alla neutralità climatica al 2050. Abbiamo costruito negli anni un portafoglio gas diversificato con l’obiettivo di contribuire alla sicurezza degli approvvigionamenti del Paese, ma nello stesso tempo stiamo portando avanti iniziative legate al mondo dei gas verdi che nel tempo andranno progressivamente a sostituirsi al gas naturale. Lo stiamo facendo su più livelli: sul fronte delle grandi infrastrutture stiamo realizzando l’East Med Poseidon, un gasdotto che nel giro di quattro anni permetterebbe di attingere a riserve di gas ingenti e provate aprendo una nuova rotta di approvvigionamento verso il Mediterraneo Orientale e portando gas direttamente in Europa senza transitare attraverso Paesi extra-Ue. Questa infrastruttura potrebbe da subito trasportare anche idrogeno, in quote sempre più crescenti, garantendo così il raggiungimento non solo di obiettivi di diversificazione e sicurezza di approvvigionamento, ma anche di transizione energetica.
Stiamo inoltre sviluppando grandi impianti di produzione di idrogeno verde, le cosiddette Hydrogen Valleys, in cui combiniamo capacità rinnovabile con capacità di elettrolisi per la produzione di idrogeno che può essere, sia immesso direttamente nella rete nazionale in blending al gas naturale, sia utilizzato per la decabonizzazione dei trasporti pubblici locali, dei trasporti pesanti o della generazione elettrica.
Infine, presso i siti e gli stabilimenti dei nostri clienti stiamo già sperimentando su scala industriale l’utilizzo di miscele di gas naturale e idrogeno, per decarbonizzare i loro processi produttivi.
In sostanza stiamo mettendo in campo l’energia rinnovabile prodotta dai nostri impianti, le nostre soluzioni tecnologiche e le nostre competenze tecniche per contribuire allo sviluppo di una nuova filiera nazionale che ci vede in grado di coprire tutta la catena del valore e che nei prossimi decenni è destinata ad accompagnare l’evoluzione del sistema economico e produttivo verso la neutralità climatica.
In Veneto state portando avanti uno studio di fattibilità per l’utilizzo di una miscela di gas naturale ed idrogeno; se il riscontro dovesse essere positivo, che impatto avrebbe questo progetto sul processo di transizione ecologica?
«A Marghera stiamo portando avanti il progetto di rifacimento della nostra centrale a ciclo combinato che, una volta terminati i lavori, diventerà la centrale termoelettrica più efficiente d’Europa. Nell’ambito di questo progetto abbiamo inoltre avviato uno studio di fattibilità, in collaborazione con ENI e Ansaldo Energia, per la produzione di idrogeno verde, prodotto tramite elettrolisi dell’acqua, o blu tramite l’impiego di gas naturale con cattura della CO2 prodotta, da utilizzare in sostituzione di una quota di gas naturale quale combustibile della nuova centrale. L’impianto, che entrerà in marcia commerciale entro il secondo semestre di quest’anno, è un ciclo combinato di ultima generazione della potenza complessiva di 780 MW e utilizzerà una turbina ad alta efficienza dotata di tecnologia predisposta per essere alimentata a idrogeno.
Tale studio si inquadra nell’ambito dell’obiettivo di Edison di ridurre ulteriormente l’impatto ambientale del proprio parco di produzione termoelettrica, che continuerà a contribuire alla stabilità e al bilanciamento del sistema elettrico, in una fase in cui l’aumento delle rinnovabili porterà le sfide maggiori alla rete in termini di intermittenza e minore prevedibilità delle produzioni.»
Quanto, a suo parere, un Ministero dedicato all’ambito di cui Edison Next per primo, si occupa, sta avendo un impatto reale sulla questione ambientale?
«Il contesto attuale, con una crisi energetica in atto che non ha precedenti, ci richiede di accelerare un percorso di transizione energetica che è stato già avviato, ma la cui velocità di attuazione, insieme agli obiettivi stessi, devono necessariamente essere rivisti alla luce dell’evoluzione degli equilibri geopolitici. Non è sufficiente parlare di transizione green e dunque di decarbonizzazione, ma la transizione, per essere efficace e soprattutto sostenibile per il Paese, deve coniugare anche altre dimensioni: la sostenibilità del costo dell’energia, per le famiglie, ma anche per le imprese e le pubbliche amministrazioni, la disponibilità di tecnologie e capacità di sviluppo su scala industriale e la semplificazione e accelerazione nello sviluppo delle iniziative. Il Ministero della Transizione Ecologica sta sicuramente operando in questa direzione, ma per gestire efficacemente la transizione è necessario che il sistema Paese agisca con decisione su due fronti: quello dell’energia elettrica e del suo costo e quello della tecnologia e del suo costo.
Produrre energia elettrica da fotovoltaico in Italia costa circa 3 volte di più che produrla in Paesi come, ad esempio, gli Emirati Arabi. Abbiamo due alternative:costruire alleanze con i Paesi che sono in grado di produrre questa energia a prezzi minori, oppure sviluppare tecnologie che potranno abbassarne il prezzo.
Se guardiamo al tema della tecnologia, è necessario evitare lo scenario che si è verificato con il fotovoltaico. Per questo è importante individuare delle forme di incentivazione ad hoc per sostenere le nuove tecnologie, definire una normativa chiara che ne favorisca lo sviluppo, colmando gli attuali “buchi” normativi ed investire in innovazione e ricerca per individuare nuove soluzioni per la decarbonizzazione, mettendo in collaborazione il mondo accademico e quello universitario. Infine, in Italia abbiamo un tessuto industriale che ha tutte le competenze necessarie per sostenere la transizione, ma mancano una visione di politica industriale e “la taglia”: è necessario far crescere le aziende per metterle nelle condizioni di giocare una partita a livello internazionale e creare azioni di filiera e2e italiana.
Con il PNRR abbiamo una grande opportunità per rendere concreta questa transizione, ma dobbiamo prestare attenzione a non disperdere le risorse, concentrandoci su poche sfide che però potranno portare benefici reali e significativi per il nostro Paese.»