Impazzano i social network di commenti e considerazioni in merito all’abolizione della storia dell’arte dalle scuole superiori. E’ un argomento che coinvolge l’Italia in toto, tutti si sbilanciano esprimendo la propria personale disapprovazione. In realtà la notizia – nonostante sia saltata fuori in questi ultimi giorni – non è proprio così fresca. Si tratta infatti di un provvedimento della riforma Gelmini che il governo attuale sta cercando di modificare. Non è ancora chiaro come mai si sia diffusa questa notizia sul web, e come mai abbia assunto tutto questa rilevanza solo ora. Ma una cosa è sicura: la notizia è falsa e negli ultimi giorni non c’è stato alcun sviluppo parlamentare di rilievo per quanto riguarda l’insegnamento della storia dell’arte. Le modifiche fatte agli orari scolastici risalgono ancora al 2011. Ma vediamo di fare chiarezza e ripercorrere tutte le fasi che hanno portato a questo dibattito mediatico.
La riforma della scuola superiore promossa da Maria Stella Gelmini – ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal maggio 2008 al novembre 2011 – prevedeva una riorganizzazione generale di licei, istituti tecnici e professionali. Alla base della riforma vi erano diverse modifiche riguardanti il piano degli orari scolastici. Il sito del ministero dedicato alla riforma elencava tra i quattro “caratteri originali” il concetto di “meno ore, più approfondimento”, e cioè il progetto secondo cui tutte le scuole avrebbero avuto una diminuzione degli orari complessivi.
Ma veniamo all’argomento principe della riforma: l’insegnamento della storia dell’arte non era più contemplato in nessun indirizzo dei nuovi istituti professionali; nei nuovi istituti tecnici era presente solo al terzo, quarto e quinto anno per gli studenti del settore economico con indirizzo turistico, come parte dell’insegnamento “Arte e territorio”, che prevede 66 ore di lezione all’anno. Venivano chiuse poi le sperimentazioni con un aumento delle ore di storia dell’arte nei licei classici. La risposta arrivò in maniera quasi immediata da parte del corpo docente che manifestò la totale disapprovazione. Alcuni insegnanti di storia dell’arte si opposero da subito a queste novità ma per tre anni rimasero sostanzialmente inascoltati, fino agli sviluppi delle ultime settimane.
Ma l’attuale governo cosa ha fatto fin ora in merito? Nel decreto scuola del governo Letta – intitolato “L’istruzione riparte” e presentato il 9 settembre 2013 – non erano previste misure per introdurre più ore di insegnamento di storia dell’arte (mentre per esempio ce n’erano di geografia). Il Parlamento ha completato la conversione in legge del decreto l’8 novembre 2013 senza che, nei passaggi parlamentari, venissero aggiunte ore di storia dell’arte.
In quelle settimane, tra l’annuncio del decreto e la sua conversione in legge, furono promosse numerose iniziative ed in particolare una raccolta firme a sostegno di un appello contro gli effetti della riforma Gelmini, promosso in particolare dall’associazione Italia Nostra. Numerose le adesioni ed il sostegno era arrivato anche dal ministro dei Beni Culturali Massimo Bray; inoltre tra i primi firmatari si impegnò in prima persona lo storico dell’arte – ed ex direttore della Scuola Normale di Pisa – Salvatore Settis ed importanti dirigenti del MIBAC. L’appello aveva raggiunto e superato le 15 mila firme dalla sua pubblicazione già ai primi di ottobre.
In Parlamento alcune iniziative concrete erano state prese dai deputati di SEL Celeste Costantino, Giancarlo Giordano e Nicola Fratoianni, con un ordine del giorno presentato il 31 ottobre 2013. Un altro ordine del giorno simile, presentato al Senato dalla parlamentare di SEL Alessia Petraglia, è stato accolto dal governo: ma gli ordini del giorno sono indicazioni di indirizzo non vincolanti, e finora niente di concreto è emerso riguardo la questione. Dal punto di vista parlamentare, quindi, non ci sono stati sviluppi dalla definitiva approvazione del decreto legge del governo sulla scuola.
Nulla di concreto quindi, ma perchè se ne riparla proprio in questi giorni? Senza che ci fossero reali novità, nel corso di mercoledì 5 febbraio si è diffusa online la notizia che la Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera avesse definitivamente respinto la proposta di aumentare l’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole. In realtà nel resoconto della seduta del 5 febbraio non vi è nessuna traccia di un simile provvedimento, né presentato, né discusso, né respinto o approvato. La storia dell’abolizione si riduce ad una semplice incomprensione e non è altro che il risultato di un passaparola mediatico poco fondato. Come molti siti di informazione riportano, si è trattato di una bufala. Ma forse la possiamo ritenere una bufala utile ai fini dell’obiettivo finale. La veridicità o meno della notizia – oltre a mettere in evidenza la totale disapprovazione generale – ha fatto in modo che il nostro governo si esprimesse in merito: già la sera di mercoledì 5 febbraio la notizia della “sparizione” della storia dell’arte è stata smentita su Twitter dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca Maria Chiara Carrozza, oltre che da Matteo Orfini, parlamentare del PD e membro della Commissione Cultura.
“Non ho tolto io l’insegnamento di storia dell’arte e sto lavorando per inserire di nuovo ore di storia dell’arte con un programma ad hoc” twitta Maria Chiara Carrozza, e ancora: “Dato che gira qualche bufala: la storia dell’arte dagli insegnamenti l’ha levata la Gelmini, non questo governo(che sta provando a rimetterla)” continua Matteo Orfini cercando di mettere a tacere i numerosi cinguettii che affollavano rumorosamente twitter.
Simona Belluccio