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sabato, 16 Novembre, 2024

GIOCHI DI POTERE: L’EX CAPO DELLA POLIZIA LOCALE BARBATO VS IL SINDACO SALA

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di Susanna Russo

“La cosa che farò, e l’ho detto anche al Sindaco, è riportarmi a casa la mia dignità”. Questa è una delle numerose dichiarazioni rilasciate dall’ex capo della Polizia Locale, Antonio Barbato, nel servizio andato in onda a Le Iene venerdì 2 Aprile. Sala si ritrova così, ancora una volta, nell’occhio del ciclone, per fatti avvenuti tra il 2016 e il 2017. Al centro delle vicende ci sarebbe uno scambio di favori tra Comune e Procura.

Per il sindaco di Milano i guai iniziarono con Expo 2015, quando egli si ritrovò al centro di alcuni procedimenti giudiziari, ed uno di questi si concluse con una condanna a 6 mesi per falso; la condanna cadrà poi in prescrizione. Degno di nota è il fatto che non fu la Procura della Repubblica di Milano ad indagare su questo reato, bensì la Procura Generale; se fosse stato per la Procura della Repubblica infatti, Sala non sarebbe nemmeno comparso sulle carte del processo.

Proprio per questo motivo, è lecito pensare che Sala e la sua Giunta, pur di dimostrare la loro riconoscenza alla Procura della Repubblica, sarebbero stati disposti a tutto, anche a costringere l’ormai ex capo di Polizia Locale Barbato a dimettersi.

La Procura infatti avrebbe avuto in mente un altro nome per ricoprire il ruolo affidato a Barbato, ossia quello di Marco Ciacci, già responsabile della Polizia Giudiziaria della procura meneghina; e poiché il Sindaco si ritrovava, a livello giuridico, in una situazione delicata, si fu pronti a sottoporre alla gogna mediatica Barbato, costringendolo a fare un passo indietro e a lasciare il suo posto all’uomo designato dalla Procura.

Barbato racconta di essere stato coinvolto in questa faccenda nel momento in cui si ritrovò a colloquio con il sindacalista Domenico Palmieri, che verrà poi arrestato in seguito all’inchiesta su cosche mafiose che lo vide direttamente coinvolto.

Palmieri suggerì a Barbato di far seguire, da un’agenzia di investigazioni, un suo subalterno che risultava non essere fedele al suo ruolo di vigile, ricorrendo spesso a sotterfugi pur di saltare diversi turni di lavoro, e chiedendo più volte ai colleghi che multe di suoi amici e conoscenti venissero rimosse.

Il Vigile, e anche delegato sindacale, in questione era Mauro Cobelli, e delle sue malefatte erano tutti al corrente, Sindaco compreso, a detta di Barbato. Nonostante ciò, Barbato non prese in considerazione l’idea di farlo pedinare, sperando in un provvedimento dai piani alti.

Eppure, tutt’altra versione riportarono i giornali all’indomani: diverse testate accusarono infatti Barbato di aver fatto seguire il suo sottoposto da alcuni uomini di un clan mafioso.

Barbato sostiene che la vicenda fungesse da macchina del fango per spingerlo alle dimissioni, per fare posto a Ciacci. Infatti proprio così andarono le cose.

Il 10 Agosto 2017, dopo aver provato in ogni modo ad opporre resistenza, Barbato fu costretto a dimettersi. L’11 Agosto 2017, Marco Ciacci divenne il Capo della Polizia Locale di Milano.

Vista la repentinità con cui avvenne questo scambio, è chiaro che, non solo non sia stato indetto nessun bando, ma non è neppure stata fatta nessuna ricognizione da parte del Comune di Milano per scegliere la persona più adatta a ricoprire questo ruolo. Infatti Marco Ciacci venne distaccato e “preso in prestito” dalla Polizia di Stato.

Sala non sembra, per il momento, voler rilasciare dichiarazioni in merito a queste faccende, numerose invece le parole di sdegno pronunciate dall’opposizione, pronta a tutto per ottenere chiarezza. Max Bastoni, consigliere comunale e regionale della Lega, si aspetta che il sindaco Sala si presenti in Consiglio Comunale per chiarire la sua posizione. Lo stesso si auspica il consigliere Mascaretti, che ritiene che il Sindaco debba chiarire di fronte alla cittadinanza. Non manca di esternare la sua opinione l’Assessore regionale alla Sicurezza De Corato, che sentenzia che non ci possano essere simili ombre sul Comune e sulla Polizia Locale.

Dunque, per il momento, non si può far altro che attendere delucidazioni dai diretti interessati.

 

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