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venerdì, 20 Dicembre, 2024

Gianni Morandi: con lui respiriamo l’aria dell’Oscar

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di Martina Grandori

Effetto sorpresa ieri sera al Doby Theatre di Los Angeles: l’Oscar è andato al film straniero del regista Bong Joon-ho.

Un successone, quattro ambitissime statuette (miglior sceneggiatura, miglior film internazionale, miglior regia e miglior film) ad un film sudcoreano,  quando nella tradizione di Hollywood a vincere i premi più importanti sono sempre state pellicole in lingua inglese.

Un soffio d’oriente, un soffio di novità anche nel mondo dell’Academy, una protesta contro Trump per altri. Ma anche un soffio di gloria in casa nostra, infatti, nel film Parasite c’è una canzone italianissima, una canzone che per un caso fortuito del destino è ritornata sotto i riflettori delle notorietà. È In ginocchio da te cantata da Gianni Morandi.

Ma cosa cosa ci fa una canzone degli anni Sessanta in una pellicola dei giorni nostri, soprattutto una pellicola drammatica made in Corea? Il regista, sicuramente, è stato un mago nello spiazzare gli spettatori inserendo in una scena topica del film – per alcuni un inchino allo stile di Quentin Tarantino che ha fatto storia  – una di quelle canzonette leggere di un’Italia tutta indaffarata ad allinearsi con il boom di quegli anni, un’Italia in pieno Rinascimento. “Mio padre aveva molti dischi italiani e mi erano familiari, anche se non conoscevo le singole canzoni. Per quella scena piuttosto feroce in cui volano minacce, cercavo un brano rilassante, qualcosa che mi facesse pensare al sole del Mediterraneo. Volevo che i suoni fossero del tutto in contrasto con la violenza delle immagini” spiega il regista sudcoreano.

Detto fatto, la voce scanzonata dell’eterno ragazzo di Monghidoro ci è riuscita in pieno. Una canzone dolce, una canzone d’amore che viene raccontata nella commedia omonima In ginocchio da te del 1964 , dove Gianni Morandi recitava accanto alla bella Laura Efrikan.Ma l’effetto nostalgia ha spopolato anche a Sanremo 2020, elemento indiscutibile del rilancio di questa kermesse non sempre convincente. Ma quest’anno sul filo struggente della nostalgia dell’Italia felice degli anni Sessanta Amadeus e tutto il team, hanno vinto. Da Diodato, vincitore del Festival, che omaggia Adriano Celentano cantando 24mila baci, a Piero Pelù scatenato con Cuore Matto di Little Tony, ad Elettra Lamborghini insieme a Myss Keta che cantano Non succederà più di Claudia Mori. Un’ondata dirompente di effetto nostalgia per tutti i 24 campioni in gara al Festival. Ciascuno per motivazioni molto diverse, ma ciascuno di loro ha puntato su brani di un passato che ha fatto sognare, che oggi ha riacceso i nostri animi.

Nostalgia per il passato? Sicuramente, nella nostalgia spesso ci si culla piacevolmente. Sicuramente è anche Gianni mania. Evviva l’Italia. Sempre.

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