CHIUSE LE ULTIME TRE CENTRALI NUCLEARI, SI TORNA AL CARBONE
Il Regime del Terrore, la Rivoluzione di Ottobre ed il “green”, cosa potranno avere in comune due avvenimenti storici con l’ecologismo? Semplice: i primi due hanno tentato in ogni modo di piegare la realtà e l’essere umano alla propria dottrina e l’ideologia “green” di oggi persegue chiaramente nel medesimo tentativo.
A declinare l’ideologia in termini negativi ci pensò, primo tra tutti, Napoleone Bonaparte che la definì come il tentativo di adattare gli uomini alla legge invece che “adattare le leggi alla conoscenza del cuore dell’uomo e alle lezioni della storia” ed il fallimento di tali esperimenti, che costarono vite e libertà, sono sotto gli occhi di tutti.
Da anni la patria di questa nuova delirante ideologia “green” è il paese europeo che più spesso viene additato quale esempio di razionalità ed efficienza: la Germania. Ma è davvero così?
A seguito dell’incidente nucleare di Fukushima nel 2011 ed alle relative proteste che si svilupparono anche in Germania, l’allora Cancelliere Angela Merkel decise per un programma di eliminazione progressiva delle ultime centrali nucleari ancora attive (all’epoca erano tre) entro il 2022 tuttavia, la crisi energetica derivante dalla guerra in Ucraina ha consentito di prolungare il termine di chiusura fino ad oggi, al fine di sopperire ad eventuali crisi energetiche.
Dando uno sguardo ai dati pubblicati su Electricity Map, Nell’ultimo anno, la produzione energetica derivante dal carbone in Germania è stata pari al 25,1% dell’energia totale, cifra che corrisponde al 74,9% di tutte le emissioni di Co2 che la Germania ha prodotto nello stesso anno.
Dall’altra parte la Francia, la più verde tra i grandi europei grazie ai suoi reattori nucleari che, sempre nell’ultimo anno, hanno prodotto il 57,35% dell’energia nazionale (5,33% di emissioni totali) contro il solo 0,27% derivante dal carbone ma che ha prodotto il 4,65% delle emissioni di Co2 totali.
È quindi evidente come la decisione tedesca sia solo frutto dell’ideologia e della deliberata intransigenza politica, intransigenza che sposterà sempre più la Germania sul carbone e che paghiamo tutti con le assurde proposte europee di bloccare in qualsiasi modo le nostre automobili al fine di imporci veicoli elettrici per la cui produzione è necessario, oltre che aprire un mutuo, devastare ecosistemi asiatici ed africani nonché legarsi mani e piedi al monopolio cinese ed al suo regime dittatoriale.
La storia del rapporto tra uomo e natura è una storia profondamente europea e la tutela del nostro mondo deve essere un valore condiviso da tutti includendolo in un senso comune di civismo, ma se l’uomo deve recuperare il rispetto per la natura, la natura non può e non deve prendere il sopravvento sull’uomo. L’ecologia ha un senso se è fuori da qualsiasi utopia, fuori da qualsiasi degenerazione che tenta di portare l’umanità ad altitudini troppo alte, sopra le quali è impossibile respirare.
di Roberto Donghi