L’opera è stata realizzata da Taddeo Del Gaudio, allievo all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, del professor Pasquale Lettieri. Che non ha dubbi: «Se la rivoluzione di Caravaggio sta nel naturismo delle sue opere, quella di Geolier sta nella capacità di tradurre in versi la sensibilità dei nostri figli e di rendersi portavoce di un disagio che può avere diverse forme…»
Maradona come Geolier. Due artisti moderni. Ne è convinto il professor Pasquale Lettieri, critico d’arte e ordinario presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli: “È giunto il momento -spiega Lettieri- di leggere i tempi attuali in modo sincronico, capendo così chi oggi fa davvero arte, individuando quali siano gli artisti degni di questo nome e riconoscendo i passaggi fondamentali che rendono un fatto artisticamente rilevante. Un quadro nel quale ovviamente pesa enormemente l’impatto dei social media che, di fatto, hanno ribaltato il sistema, proprio come accadde con la Rivoluzione francese prima e con quella industriale poi”.
Le polemiche di questi giorni sulla presenza di Geolier alla “Federico II” devono essere lette proprio con questi parametri: “Chiediamoci -afferma Lettieri- se possiamo considerare Geolier un’artista moderno. Credo che su questo ci sia poco da discutere. Un cantante che smuove migliaia e migliaia di giovani, che, quando bisogna votare, attrae consenso senza limiti geografici, che riempie stadi e crea emozioni è a pieno titolo un’artista. Un artista moderno e rivoluzionario. Come lo fu Caravaggio. Se la rivoluzione di Caravaggio sta nel naturismo delle sue opere, quella di Geolier sta nella capacità di tradurre in versi la sensibilità dei nostri figli e di rendersi portavoce di un disagio che può avere diverse forme. In queste ore, un murales, realizzato a Secondigliano da un mio allievo, Taddeo Del Gaudio, ne celebra le gesta. Un atto dovuto che testimonia come Napoli possa avere rilevanza mediatica anche per cose positive. Aspetto, questo, che non piace ai più. Ma, come direbbe qualcuno, chest’è”.
Ma gli ultimi due secoli hanno diversi esponenti di spicco che sono artisti veri ma artisti non sono stati riconosciuti da una certa intellighenzia impolverata: “Restando nei confini della Campania -sottolinea Lettieri- il caso più eclatante è certamente quello di Diego Armando Maradona. Ricordate Luciano De Crescenzo in Così parlò Bellavista? Una sua finta, diceva, scioglie ‘o sangue dint’è vene. Una finta che, per anni, ha creato un’emozione. La stessa che si prova guadando la Gioconda di Leonardo o la Venere del Botticelli. Cosa c’è di diverso? Non sono entrambe forme artistiche? Certo che lo sono. La differenza è nella lettura che ne diamo. Ma una lettura moderna e sincronica non può di certo che definire Maradona come Geolier artisti, artisti contemporanei”.
Non è un caso allora che Baggio venne soprannominato il Divin codino o, esempio più calzante, Del Piero come il Pinturicchio: “Una definizione -afferma Lettieri- di Gianni Agnelli che, nella sua modernità, riconobbe in lui un artista, un artista moderno. La modernità la si misura tenendo presente i tempi che viviamo, le influenze che subiamo, i mezzi che utilizziamo. Si pensi di nuovo ai social media. 9 mesi all’anno viviamo su Internet e se questo è vero come non si fa a considerare ad esempio artisti coloro che creano reel, stories, post. Non dipingono, non scolpiscono, non disegnano, ma fanno comunque arte che arriva direttamente a chi la osserva. E non è una questione di età, ma una questione piuttosto di mentalità. Di saper leggere i fatti finalmente in modo sincronico. Questo è il futuro. Questa è l’avanzata modernità”.
Dott.ssa Giulia Di Loreto
Filosofa