di Mattea Bonica
Oggi essere eco-friendly per un’azienda è una prerogativa indispensabile per guardare avanti, per crescere in una direzione sostenibile.
In questo senso, l’industria della moda sta cercando di attuare dei cambiamenti importanti. La moda ce la sta mettendo tutta per trasformare la produzione dei suoi capi in una produzione a basso impatto ambientale, l’intento è ridurre sempre di più l’inquinamento derivato dall’utilizzo di sostanze tossiche che si adoperano per la produzione. In questo ambito di produzione sostenibile e a basso impatto ambientale, sta prendendo sempre più piede l’utilizzo di materiali riciclabili. Ci occuperemo di alcuni di questi tessuti innovativi raccontandovi curiosità e peculiarità.
Partiamo da Apple Skin, un materiale 100% Made in Italy prodotto dalla Frumat Leather di Bolzano, ottenuto dagli scarti della mela biologica. È un’ecopelle vegana utilizzata anche per fare sneaker, come quelle di Womsh, prodotte senza far del male agli animali. Le Womsh sono realizzate in questa innovativa Apple Skin – ottenuta da bucce e torsoli -, unita al poliuretano (50%).
L’impegno di Womsh, va oltre, e prevede di piantare un albero di cacao per ogni acquisto di sneaker effettuato. Sarà possibile anche riportare indietro le vecchie scarpe 100% vegane e ricevere un buono sconto per i prossimi acquisti.
Un altro tessuto innovativo e sostenibile è l’Orange Fiber, ottenuto dagli scarti agrumicoli, ideato da Adriana Santanocito insieme ad Enrica Arena.
Queste due ragazze siciliane sono riuscite a trasformare uno scarto in una risorsa preziosa, un tessuto setoso, rispondendo così alle esigenze di innovazione e sostenibilità che il mercato chiede sempre più coscienziosamente.
Ferragamo è stata la prima a scegliere Orange Fiber per la produzione di suoi capi già da alcune collezioni. H&M, che da sempre cerca di migliorare il proprio impatto ambientale e utilizzare tessuti eco-friendly, dal 2019 ha introdotto la fibra Orange Fiber per la produzione di alcuni capi della Conscious Collection.
Concludiamo questo percorso con un tessuto vegetale nato dagli scarti della vinificazione, che non usa sostanze inquinanti e non ha bisogno di grandi consumi di acqua: il Winleather. Realizzato dall’azienda Vegea, nata a Milano nel 2016, produce tessuti ricavati dagli scarti della vinaccia, ovvero bucce, semi e raspi per i settori fashion e design, con un solo obiettivo: utilizzare materie prime vegetali e rinnovabili, valorizzando quello che per molti è un rifiuto. Una materia prima che, soprattutto in Italia non manca e il prodotto finale è molto interessante sia per qualità che per l’aspetto, simile alla pelle di derivazione animale.
Il risultato è quindi un fruit leather, sostenibile, innovativo e adatto all’industria manifatturiera di oggi.