A dieci giorni dall’entrata in vigore del nuovo dispositivo di monitoraggio per prevenire le partenze di aspiranti jihadisti francesi, oggi il ministro dell’interno ha dichiarato che, nell’ultima settimana, sono stati segnalati ben 24 aspiranti jihadisti in sedici dipartimenti, permettendo così le autorità di bloccare le partenze per la jihad in Siria.
Tra questi otto uomini e sei donne di età compresa tra i 14 ed i 34 anni. Le donne che talvolta scelgono, altre volte costrette contro la oro volontà, di unirsi alla jihad in Siria, sono ormai tristemente note come “prostitute della Jihad”. Infatti, queste ragazze, vengono utilizzate per avere rapporti sessuali, ovviamente non a pagamento, con i terroristi islamici che combattono il regime di Assad.
Intanto oggi, in Siria, le forze, sedicenti, ribelli hanno riportato una vittoria contro l’esercito regolare siriano durante un attacco nella regione di Idlib nel nord-ovest del paese, contro i soldati lealisti. Stando ad alcuni testimoni un enorme esplosione è stata udita a chilometri di distanza a cui è seguita una nube a forma di fungo.
Circa 30 membri delle forze del regime sono stati uccisi nell’esplosione causata da tonnellate di esplosivo stipato in una galleria lunga 200 metri scavata dai terroristi sotto il check point del nord-est della città di al- Maaret Noomane. Secondo le dichiarazioni dell’ OSDH, Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con sede a Londra, ci sono voluti 50 giorni e 60 combattenti ribelli per scavare questo tunnel, lungo 290 metri.
Questi tunnel sotterranei, più o meno uguali a quelli che scavano i terroristi di Hamas tra Gaza e l’Egitto, sono frequentemente utilizzati dai ribelli per spostare armi e uomini al riparo dall’aviazione ed evitare di essere attaccati. Secondo l’ OSDH , l’area distrutta fa parte della linea di difesa della enorme base militare di Wadi Deif , uno degli ultimi bastioni del regime siriano nella regione di Idlib.
Nonostante questa vittoria, le forze alleate di Obama stannno comunque perdendo la guerra in varie parti del Paese. Ad Homs, la “capitale della rivoluzione”, dove ha avuto inizio nel marzo 2011, il primo combattimenti tra governo e ribelli, gradualmente sta tornando sotto il controllo del presidente Bashar al-Assad. Gli ultimi ribelli irriducibili hanno cominciato a lasciare il centro storico di Homs, mercoledì, dopo un accordo concluso domenica 4 maggio tra Damasco ed i ribelli trincerati nella città.
L’Ambasciatore iraniano ha agito come intermediario nelle trattative. L’accordo prevede che gli uomini armati, civili e feriti che si trovano nella città vecchia possono ritirarsi senza paura.
I combattenti ribelli hanno il diritto di lasciare la città con le loro famiglie e, difatti i quartieri sono stati evacuati nel nord della provincia con bus con vetri oscurati, scortati dalla polizia. Un rappresentante delle Nazioni Unite sovrintende il funzionamento del dispositivo di evacuazione insieme ad un rappresentante dell’ambasciata iraniana. Il tutto in cambio di circa 70 prigionieri libanesi e iraniani che saranno rilasciati dai ribelli di Aleppo.
La riconquista di Homs è estremamente strategica per il potere di Assad, poiché, come diceva Ghassan Abdel Al, nel 2012, quando era governatore della provincia, chiunque controlli Homs controlla la Siria.
Gian Giacomo William Faillace