di Daniela Buonocore
Nei mesi scorsi a Milano è stato arrestato un trentenne accusato di violenza sessuale. L’uomo, fingendosi un quattordicenne, adescava le sue vittime tramite Internet e WhatsApp. Le giovani vittime, tutte bambine comprese tra 10 e 13 anni, ignare della vera età ed identità dell’uomo, si lasciavano convincere e mandavano a quest’ultimo foto e video di atteggiamenti privati. Il Pm di Milano, Giovanni Tarsia, a seguito delle indagini riportate sul caso di pedopornografica online, ha rintracciato 26 ragazzine cadute nella rete creata dall’uomo, che è stato messo ai domiciliari. La procura aveva fatto richiesta di carcerazione con l’accusa di detenzione, produzione, cessione e tentata produzione di materiale pedopornografico, con annessa violenza sessuale. Successivamente l’uomo è stato mandato a processo e ha scelto di effettuare il rito abbreviato. Il processo seguito dal gip Ileana Ramundo, inizierà per la fine di gennaio. Ad avviare l’inchiesta è stata la denuncia fatta ai carabinieri da parte della famiglia di una delle bambine, la quale si mostrava, alla vista di suoi genitori, sempre più turbata (dopo aver conosciuto in segreto l’uomo) e la famiglia ha chiesto pertanto aiuto ad uno psicologo. Il medico, dopo le prime dichiarazioni lasciate dalla ragazza, ha allertato gli investigatori facendoli così arrivare all’uomo, quest’ultimo trentenne, conduceva una vita normalissima con un lavoro stabile e una fidanzata di lunga data. Le indagini sembrano per ora concluse anche se gli inquirenti non hanno ancora del tutto chiuso il caso. Al giudice spetterà poi la decisione in merito all’esito della condanna.