di Martina Grandori
Troppe lavatrici, troppo puliti, troppo spreconi, troppo poco attenti all’ambiente. Stavolta a far del male alle acque del nostro pianeta, sono le lavatrici, o meglio la quantità elevata di fibre sintetiche che viene dispersa negli scarichi dopo ogni lavaggio.
Ovviamente in cima alla categoria dei cattivi, le fibre sintetiche di cui ormai quasi tutti gli abiti sono fatti, colpa molto del vestirsi praticamente solo con indumenti di scarsa qualità (il famoso concetto di fast fashion) o di genere sportivo, entrambi quasi completamente composti da dei filati high tech: le microfibre sintetiche costituiscono il 60% delle materiale utilizzato dall’industria tessile e moda. Come dire che il 60% delle materie utilizzate per un indumento ha origine dalla plastica.
Non c’è quindi da stupirsi se l’inquinamento marino dovuto a queste microfibre sintetiche incide il 35% sulla percentuale globale. Un inquinamento delle acque di cui non si parla tanto per ovvi motivi, in ballo ci sono i colossi della moda che produce senza etica, sebbene spesso vengano comunicati messaggi diversi.
Questo genere di abbigliamento sintetico ad ogni lavaggio rilascia decine di migliaia di micro e nanoplastiche invisibili ad occhio nudo, ma visto che i lavaggi a livello domestico si aggirano, su scala globale, intorno a 840 milioni con un consumo di 20 km cubi di acqua, la questione dovrebbe far riflettere. La questione non è nuova, ma il problema aumenta con il tempo, l’inquinamento generato dalla plastica danneggia la fertilità, la crescita e la sopravvivenza della vita marina.
Le particelle più piccole sono particolarmente pericolose, perché hanno le stesse dimensioni del cibo consumato dallo zooplancton. Lo zooplancton è composto da organismi animali alla base della catena alimentare marina e svolge un ruolo importante nella regolazione del clima globale. Di zooplancton si nutrono anche i volatili che vivono lungo le sponde dei fiumi, anche loro inghiottiscono micro pezzi di plastica scambiandoli per cibo.
Una buona regola da adottare? Usare un dispositivo cattura fibre come le apposite sacche Guppyfriend, la cui sottilissima trama permette di trattenere le fibre e microplastiche e al contempo protegge il tessuto. Altra cosa, imparare a lavare a basse temperature (30 °C) e limitare molto la potenza della centrifuga.