Si apre oggi un’edizione diversa rispetto alle sette precedenti, sì, perché quest’anno il Festival Internazionale di Giornalismo – che si svolge sempre a Perugia – è stato fortemente voluto da tutti coloro che ne faranno parte e che lo hanno finanziato affinché anche nel 2014 non mancasse un appuntamento così importante per il mondo dell’informazione.
Un’edizione che sembrava irrealizzabile, dopo l’annuncio dello scorso ottobre di una chiusura per mancanza di fondi adeguati. Poi la decisione dei due fondatori, Arianna Ciccone e Chris Potter, di accettare la sfida del crowdfunding, che ha consentito di raccogliere 115.420 euro in 90 giorni. «Stay fast, stay fit with #ijf14» questo è lo slogan scelto e che è stato presentato a Roma, proprio per sottolineare quest’aspetto fondamentale dell’edizione 2014.
Grande soddisfazione quindi poter di nuovo e ancora parlare di giornalismo e anche quest’anno a Perugia. Ma vediamo quali sono le novità e i temi portati di questa edizione: le rivelazioni di Edward Snowden, il Datagate e la «guerra al giornalismo»: dalle intercettazioni contro la Associated Press alle pressioni sul Guardian. Ruota intorno a questi temi il Festival del giornalismo, in programma da oggi 30 aprile al 4 maggio.
Sono previsti oltre 200 eventi e ben 400 ospiti, qualche giorno fa l’anteprima a Roma all’Auditorium Parco della Musica: «War on journalism. Lo scontro media e potere» questo il tema principale dell’incontro a cui hanno preso parte anche Alan Rusbridger, direttore del Guardian, ed Ezio Mauro, direttore di Repubblica.
Come da tradizione, sono diverse le star del giornalismo internazionale, da Jeff Jarvis della J-School City University of New York a Margaret Sullivan, Public editor del New York Times, da Richard Gingras, direttore news & social products di Google, a Wolfgang Blau, direttore digital strategy del Guardian.
Dalla distruzione dei computer del Guardian da parte della polizia britannica per bloccare l’inchiesta sul Datagate, alle foto social della manifestante calpestata da un agente a Roma, che hanno portato il capo della polizia a prendere le distanze e definire «un cretino» l’autore delle violenze.
«Dobbiamo impedire che la tecnologia sia impiegata nel modo sbagliato» ha osservato Rusbridger ricordando come ciò che gli ha fatto più piacere del premio Pulitzer ricevuto per il Datagate sia che è stato assegnato «per essere andati oltre il giornalismo, offrendo un servizio pubblico». «Il giornalismo serve per fornire i fatti in modo che ci sia un dibattito, altrimenti saremo sempre all’oscuro di quello che succede», ha aggiunto il direttore del Guardian.
«Il potere ha oggi una capacità di egemonia culturale maggiore che in passato e si esercita nella banalizzazione i temi – sottolinea Ezio Mauro – come è accaduto con il Datagate quando si diceva che era tutto già noto e che le spie erano sempre esistite. Il giornalismo invece deve dare un nome alle notizie, assumendosi la responsabilità di assegnare loro un peso. Dire: guarda che è di questo che si tratta». Il festival del Giornalismo, come ha ricordato Gianluca Comin – direttore delle relazioni esterne di Enel – porterà da oggi a Perugia più di 500 relatori da tutto il mondo.
Simona Belluccio