di Gabriele Rizza
Dopo l’incremento settimanale dei contagi e dei ricoveri in ospedale, causa Covid, l’attenzione è stata catturata tutta dall’acquisto di un dominio sul web: fedezelezioni2023.it, registrato da parte della società di proprietà del rapper italiano Fedez, che ne cura gli interessi. A lanciare la notizia è stato il Corriere della Sera, ed è poi stata ripresa da tutte le agenzie, giornali e telegiornali. La questione apre uno scenario, ossia che Fedez possa candidarsi alle elezioni politiche, che sulla carta si terranno proprio nel 2023. Questo scenario ha messo in secondo piano tutte le beghe interne al centrodestra, al Movimento Cinque Stelle e al PD, come a indicare inconsciamente quanto la distinzione tra politica e tendenza sia ormai sempre più sottile. Un processo di americanizzazione della cosa pubblica italiana dove la star smuove la coscienza pubblica come e più di un leader di partito.
La notizia non è quindi cosa voglia fare Fedez della sua notorietà, dovuta soprattutto alla più famosa moglie Chiara Ferragni, ma la superficiale attenzione che i media gli danno, peraltro in modalità ancora più infantili che fanno pensare semplicemente al lancio dello scoop e del chiacchiericcio in stile paparazzo, perché ormai si vende più così che con la serietà. Si diche che Fedez si candida, o che il sito è una provocazione, senza aggiungere altro. La storia della coppia Ferragnez da quando hanno iniziato battaglie pubbliche suggerisce un’altra lettura: di certo, la strategia di marketing è stata quella di far parlare di sé semplicemente con un sito internet e senza lasciare alcuna spiegazione in merito, così da creare attenzione, curiosità, approvazione e critiche; dall’altra spiega ormai l’ibrido in cui è finito la politica italiana. Si può fare politica e indirizzare l’operato del Parlamento senza fare politica nel senso tradizionale del termine, semplicemente si può influenzare. Magari il sito fedezelezioni2023 farà semplicemente parte di una forte presenza sui social per orientare il voto, senza sostenere direttamente qualcuno, ma certamente andando contro il centrodestra e sostenendo cause come il ddl Zan, immigrazione e ambiente, temi cari alla generazione Z che segue la coppia Fedez- Ferragni a suon di milioni di follower. Né candidatura, né disimpegno: piuttosto una nuova edizione dell’impegno degli intellettuali negli anni ’70, ma adesso a colpi di post, stories, dirette e temi cari alle aziende che sponsorizzano i Ferragnez, che vanno bene perché non toccano i temi dei diritti sociali, del diritto alla casa, del lavoro e della politica industriale.
Fedez sa benissimo che non farebbe breccia nella testa di un over 30, e che una sua lista non toccherebbe mai la doppia cifra, né forse il 3%. Ha però il suo target, i nuovi maggiorenni, e si terrà cari loro a favore di formazioni politiche di sinistra. Il sito forse nemmeno verrà mai utilizzato, in quanto poco cozza con le modalità di fruizione dei giovanissimi del web, è sicuramente però una strategia per non farsi dimenticare e testare le reazioni dell’opinione pubblica. In fondo, se ci fosse stato un progetto serio intorno al sito, gli esperti di comunicazione del rapper mai avrebbero scritto 2023 in questo clima di incertezza, rischiano una brutta figura in caso di voto anticipato.