Che i fascisti non siano esempio di coraggio, è cosa nota. Da sempre fanno i leoni quando sono in gruppo, per scendere a più miti consigli appena sono soli o in svantaggio. E a riprova di questa mia idea voglio portarvi due episodi accaduti nei giorni scorsi.
Il primo è successo qualche giorno prima delle manifestazioni per il centenario dell’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale. Alcuni neofascisti hanno sconfinato, entrando in Slovenia, per distruggere la scritta “Tito”, il nome dell’ex dittatore comunista della Jugoslavia, realizzata su un pendio con sassi bianchi. I neofascisti erano una squadra di quattordici baldi giovani, alcuni, pare, minorenni. Scoperti da un abitante locale, lo
hanno aggredito e preso a sassate. Purtroppo per loro, in sua difesa, è intervenuto un cacciatore che, essendo armato, è riuscito a fermare sette di loro, poi consegnati alla polizia slovena. I sette sarebbero stati rilasciati. Pare infatti che la scritta non fosse un monumento statale, ma fosse opera di alcuni abitanti locali, evidentemente nostalgici, e quindi i neofascisti non avrebbero commesso vandalismo.
Al di là della mancanza di accuse ufficiali e della rabbia della gente del luogo (che pare non aver apprezzato il gesto), quel che volevo sottolineare è il comportamento dei sette membri dell’allegra brigata che sono riusciti a sfuggire. Invece di dimostrare quel coraggio e quella fedeltà e lealtà verso i “camerati” di cui sempre si vantano, se la sono data a gambe lasciando i compagni al loro destino. Una metamorfosi da leoni a pecore in men che non si dica!
Più furbi sono stati, invece, Francesco Storace e Giovanni Donzelli (candidato alla presidenza della regione Toscana per Fratelli d’Italia), vecchi volponi della politica, avvezzi a evitare i rischi. I due si sono presentati, armati di scope, in un centro di accoglienza per immigrati, chiedendo ai dirigenti di far scendere gli ospiti per aiutarli a pulire la strada, in segno di gratitudine per l’accoglienza. Nessuno è sceso e la simpatica coppia se ne è subito approfittata per dichiarare che gli immigrati hanno scambiato l’Italia per il paese del Bengodi, di boccaccesca memoria, che non hanno voglia di lavorare e che vogliono solo essere mantenuti da noi. A parte la scorrettezza e la grettezza del gesto, crediamo che sia assurdo pretendere che un singolo fatto possa essere in qualche modo rappresentativo. Del resto di fatti opposti potremmo citarne diversi. Nell’agosto del 2014 a Reggio Calabria degli immigrati ospitati in una struttura cittadina si erano messi, di loro spontanea iniziativa, a ripulire una piazza. Nel 2012 a Castel Volturno furono molti gli immigrati che parteciparono alla campagna “Puliamo Castel Volturno”. E se ne potrebbero citare altri.
Ma cosa c’entra tutto ciò con la vigliaccheria di cui si parlava? Storace e Donzelli hanno fatto i grand’uomini con i deboli, in pieno stile fascista, andando a compiere la loro piazzata da spettacolino di pessimo ordine presso un centro del progetto Sprar, che ospita immigrati con disturbi psichiatrici gravi, persone che di certo non potevano scendere a scopare in piazza con tranquillità, né rispondere a tono alle dichiarazioni dei due politici e difendersi dalle accuse. Che dite? Ai cari Giovanni e Francesco piace vincere facile?
Tra l’altro, l’intervento dei due ha creato agitazione tra gli ospiti del centro. Uno di loro ha avuto due crisi psicomotorie forti e durante una di queste ha tentato di buttarsi dalla finestra. E tutto questo per cosa? Per due squallidi voti in più conquistati giocando sull’emotività della gente, a spese di persone deboli e malate? Complimenti davvero! E poi hanno il coraggio di parlare di morale e valori!
Mi chiedo quando l’Italia riuscirà a superare questa grettezza e a liberarsi una volta per tutte di queste scorie fasciste, razziste e violente della società. Quando ci renderemo conto che non è il nero della pelle, ma quello della camicia a essere pericoloso?
Enrico Proserpio