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giovedì, 28 Novembre, 2024

FARE PER FERMARE IL DECLINO: una speranza delusa

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FARE è, salvo miracoli per chi ci crede, finito.

E’ un peccato, perché una voce che difenda le tasche degli Italiani dal ladrocinio di Stato, pensiamo che sia necessaria. (A riprova di ciò, in questi giorni il “nuovo” Renzi, con il suo Governo, sta impostando un aumento delle rendite catastali pari anche a 10 volte i valori attuali, su cui IMU e, se non siamo in errore, pure TASI si appoggiano, senza contare l’aumento della tassa di circolazione auto pari al 12%. N.C.D.? Non pervenuta, anche se dicono di essere lì al Governo ad impedire lo scempio di tasse troppo alte e F.I. non ci pare che abbia detto nulla in proposito).

Tornando al tema, dopo la batosta elettorale, Domenica 15 Giugno si è tenuta l’Assemblea Nazionale a Roma con la Direzione Nazionale dimissionaria a causa dell’esito.

Sono state presentate sei mozioni e la maggior parte prevedeva lo scioglimento del partito; inoltre, a riunione molto avanzata, è stata presentata una settima che era sfavorevole allo scioglimento.

Preso atto dell’orientamento prevalente delle mozioni, il Coordinatore Nazionale, Michele Boldrin, ha chiesto di mettere al voto lo scioglimento del partito, che ha dato un esito, che, forse, ha un po’ del grottesco. Bisogna tenere infatti presente, che da Statuto, una tale votazione richiedeva che su cento delegati aventi diritto al voto, (che fossero presenti o meno tutti), richiedeva 75 voti favorevoli.

Il risultato è stato questo:

Votanti: 94
Favorevoli: 74
Contrari: 18
Astenuti: 2

Conseguentemente, la mozione di scioglimento è stata respinta, pur se ben 74 delegati erano favorevoli.

Preso atto dell’esito e considerato che le dimissioni del Coordinatore nazionale e di tutta la Direziona Nazionale sono state confermate, in seguito alla lunga discussione scaturita, è stata sottopposta al voto una mozione che prevede :

* Convocazione da parte del Coordinatore Nazionale di un nuovo congresso, ad esito del lavoro svolto, orientativamente entro la fine di novembre 2014

* Nomina di un Comitato di Gestione Transitorio, composto da cinque persone, in attesa che altri due confermino.

L’esito è stato il seguente:

Votanti: 94
Favorevoli: 79
Contrari: 0 Astenuti: 15

Tale comitato ha il compito di definire il ruolo del partito per i prossimi anni e non solo di preparare il congresso del partito che si dovrebbe svolgere entro la fine dell’anno, ma soprattutto per favorire il dibattito ed affinare le proposte di revisione della linea politica e della funzione di Fare per Fermare il Declino da sottoporre alla disamina dell’indicendo congresso.

Nella nota tratta dal sito di FARE, si afferma che “Questo lavoro deve svolgersi nella consapevolezza che gli spazi politici a disposizione per la radicale riforma dello stato si sono contratti e alterati sia ad esito dei risultati predetti, che per effetto dei fenomeni che sono venuti emergendo nel periodo 2013-2014.

Si tratta:

* da un lato, di una riduzione di questo spazio politico conseguente all’affermarsi dello pseudo riformismo social-democratico proposto da Matteo Renzi e delle forze disgreganti che sono rese palesi dall’area conquistata dal Movimento 5 Stelle e dall’astensionismo.

* dall’altro lato, di una modifica dell’area di manovra politica resa evidente dall’avvio ormai evidente del disfacimento del blocco di consenso che è rimasto coagulato, in questo ventennio, attorno alla figura di Silvio Berlusconi e per l’emergere di svariati tentativi di rivendicare la successione nella leadership in quest’area (Corrado Passera, Matteo Salvini, Angelino Alfano, Giorgia Meloni).”

Ne deriva quindi la necessità di “ridefinire – su basi differenti e fortemente innovative rispetto al portato ideologico del periodo berlusconiano, ma anche ad ambigui ripensamenti di carattere sia autarchico, che popolar-liberista – i contenuti politici e la visione ideale dell’area di centro-destra per connotarla, distinguerla e contrapporla al disegno social-democratico di Matteo Renzi”.

Ancora si afferma che “Si tratta di trovare la matrice unitaria e comune del centro-destra italiano in senso di discontinuità con la vecchia politica” non essendo FARE compromesso con la vecchia politica.

Insomma, il nuovo programma dovrebbe offrire “Un’idea di paese…. che sia moderna, esprimendo la giusta rivendicazione degli spazi di autonomia e libertà individuali in relazione alla mutata caratterizzazione qualitativa e quantitativa del potere e che non sia votata alla ripetizione – per proprio interesse – dei mantra liberisti dei secoli sepolti.

Fare, quindi, non come strumento di costruzione di alleanze che comporranno il nuovo centro-destra italiano, ma come veicolo per l’individuazione alla matrice culturale della nuova politica di questa parte. Matrice di cui l’Italia ha bisogno oggi più che mai per

riparare i danni di vent’anni di berlusconismo e per non consegnare il paese a vent’anni di ulteriori errori della nascente sinistra social-democristiana di Matteo Renzi.”

Siamo francamente perplessi di questo esito ed anche per il compito affidato al Comitato di Gestione. Lo siamo perché i numeri alle elezioni hanno mostrato un’altra cosa e per via del fatto che la volontà prevalente fosse tutt’altra. Che cosa accadrà ora? Difficile dirlo, ma leggendo anche sulle pagine FB, la sensazione è che ci sarà una ulteriore diaspora con la nascita di altri soggetti politici. Se ne nascerà qualche cosa di positivo, non sappiamo dirlo.

Di certo, però, senza una analisi politica seria delle ragioni della débacle e senza soldi, nessuno di quelli potrà andare lontano.

Fabio Ronchi

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