Si è tenuto ieri, per le vie della capitale, il famigerato “family day”, organizzato da quelle associazioni che si definiscono “pro life”, ovvero a favore della vita, ma non hanno altro scopo che rendere la vita stessa difficile agli altri. Le loro rivendicazioni non sono, infatti, a favore di politiche che migliorino la vita delle persone, ma solo un’infinita serie di no, di richieste di negazione di diritti a chi non corrisponde al loro bigotto, medievale e assurdo stereotipo.
La manifestazione ha visto il suo culmine in piazza San Giovanni, che era gremita di gente. Per gli organizzatori la manifestazione avrebbe raccolto più di un milione di persone, cosa di cui sinceramente dubitiamo, considerata la capienza della piazza stessa (ben più piccola di quanto servirebbe per accogliere tante persone). Se aveste dei dubbi si invito a leggere la lettera a riguardo che un matematico ha scritto all’Huffington Post. Notoriamente i numeri hanno la pessima abitudine di non adeguarsi alle necessità politiche delle varie parti in causa…
Comunque, anche fossero stati solo in due, sarebbero stati due di troppo.
Non sono i numeri però la questione principale. La manifestazione, ufficialmente, era a favore della famiglia, ma non si capisce, davvero, come le tematiche portate possano servire alle famiglie italiane. A meno che non si prenda per seria la tesi che le unioni omosessuali danneggerebbero la cosiddetta “famiglia tradizionale”. I sostenitori di tale idea continuano a ripeterla come fosse un mantra per convincere più gente possibile (o forse per auto-convincersi) senza però mai spiegare come le unioni omosessuali danneggerebbero la famiglia. Forse hanno paura che una volta passate le unioni tutti gli italici maschi eterosessuali si convertano alla sodomia? O forse pensano che le coppie gay, una volta sposate, andranno a stare a casa loro? In tal senso, mi sento di tranquillizzare Adinolfi, Miriano e amici: non verremo a stare da voi. Ce ne staremo a casa nostra e, anzi, non dovrete nemmeno farci il regalo di nozze, anche perché, sinceramente, non sareste invitati. O, forse, pensano che la “sterilità” delle coppie omosessuali possa far estinguere l’umana stirpe? Non si preoccupino, molte persone omosessuali hanno figli. E anche se così non fosse… hanno così poca stima delle doti riproduttive degli uomini e delle donne etero?
L’assurdità della loro principale tesi è ancor più evidente se si pensa che l’unione civile non creerebbe nulla di nuovo, ma regolamenterebbe qualcosa di già esistente. L’omosessualità, e di conseguenza le coppie omosessuali, è sempre esistita e se non ha ancora fatto estinguere l’umanità in tutti i millenni della sua storia, non si vede perché debba farlo ora.
Anche tutta la retorica sul difendere i figli è a dir poco disgustosa. Dai loro discorsi sembra infatti che un’orda di perfidi omosessuali voglia portar via i loro bambini e indottrinarli con chissà quali discorsi. Peccato che nessuno voglia una cosa simile. Anche lo slogan “i bambini non si comprano” è di una falsità immensa e vergognosa. Nessuno, tra i sostenitori delle unioni, vuole comprare bambini! O questi signori credono che gli omosessuali siano dei trafficanti di esseri umani? Ma come si permettono di insultare così milioni di persone? E per fortuna che si dicono difensori della morale! Ma forse il rispetto per gli altri e il non mentire non fanno parte della loro astrusa morale.
Anche il continuo riferimento a una presunta “ideologia gender” non fa che aumentare il carico di menzogne che i sostenitori del family day hanno sulla coscienza. Tale “ideologia gender” infatti è solo un’accozzaglia di idee assurde che gli omofobi attribuiscono al movimento glbt, ma che il movimento stesso non ha mai sostenuto. In pratica, questi signori combattono con un fantasma fatto solo della loro ignoranza, delle loro paure, del loro odio e dei loro pregiudizi. Ci sarebbe da ridere se questo fantasma, a furia di sbandierarlo, non diffondesse odio e provocasse sempre più discriminazioni e sempre più violenza nei confronti delle persone glbt. Tutto ciò che si sta cercando di fare da parte degli attivisti glbt, di quelli per la laicità e di altre persone di buona volontà, nelle scuole e in altri luoghi è diffondere informazione ed educare al rispetto per tutti. Gran parte di quelle campagne accusate di diffondere la terribile “ideologia gender” non erano altro che campagne puntate a far comprendere ai bambini che maschi e femmine hanno pari diritti, intelligenza e capacità. Ma non possiamo certo pretendere che questo piaccia a chi scrive libri come “Sposati e sii sottomessa”.
C’è da dire qualcosa anche sui partecipanti e non solo sulle loro idee. Tra i vari bigotti spiccava un gruppo colorito di allegre famigliole di Forza Nuova (ma il family day non doveva essere apartitico?). L’immagine di famiglie con bambini in passeggino che sfilavano sventolando le bandiere del noto movimento neofascista mi ha messo una tristezza infinita. Portare i bambini in una manifestazione intollerante come il family day sfruttando l’immagine della loro innocenza per far passare messaggi d’odio e violenza è una cosa a dir poco riprovevole. Possibile che le proteste per la strumentalizzazione dei bambini le si faccia sempre e solo con alcuni soggetti e non con altri? Molto meglio portare i bambini in una manifestazione che chiede rispetto, diritti e un mondo migliore per tutti che non portarli in una manifestazione che chiede discriminazione ed esclusione. Possibile che le autorità non intervengano in situazioni simili? Possibile che si lascino dei bambini in famiglie di estremisti violenti come i militanti di Forza Nuova? A loro sì vieterei di adottare. Non vorremo mica nuovi teppisti per le strade no?! Chissà se il rabbino capo di Roma sapeva della partecipazione di Forza Nuova prima di far gli auguri ai manifestanti…
Infine, vorrei chiudere con una piccola nota sulle dichiarazioni del ministro Angelino Alfano che si è complimentato con i manifestanti dicendo che una piazza così non può passare inascoltata e che porterà nelle aule del potere la loro voce. Mi chiedo dove sia finita la voce di quelle persone, ben più numerose dei bigotti del family day, che ogni giugno sfilano e fanno conferenze ed eventi vari per ottenere un rispetto che dovrebbe essere scontato e quei diritti che sempre più paesi stanno approvando. Ma forse la voce degli uni e degli altri non vale altrettanto, perché non sono i numeri a contare, ma le amicizie e le simpatie ideologiche.
Se questo articolo vi è sembrato irrispettoso verso i partecipanti al family day, siete nel giusto. Non riesco ad avere la benché minima stima verso chi pretende, per ragioni ideologiche smentite dalla realtà dei fatti e dicendo menzogne su menzogne, di negare ad altri diritti e dignità. Perché non si tratta di mera speculazione filosofica come può sembrare a chi non è direttamente coinvolto. Si tratta di una questione personale, di una questione che tocca milioni di persone che ogni giorno vivono da cittadini di serie B, con meno diritti e con un continuo fiume di insulti e calunnie spacciate per “opinioni” che si riversa su di loro. Il family day è una manifestazione dal sapore medievale, uno spettacolo di intolleranza che getta su tutto il paese la triste fama del bigottismo e dell’arretratezza. È una manifestazione ipocrita, fatta da gente violenta che maschera il proprio odio (o i propri interessi) con l’immagine della famiglia. Perché se veramente il benessere delle famiglie fosse il loro scopo, si batterebbero per una migliore politica del lavoro, che per le famiglie è un problema più che serio, si batterebbero perché il governo istituisca dei fondi per aiutare le famiglie in difficoltà, si batterebbero per una giusta ed equa politica abitativa. Invece di questi temi se ne fregano e puntano tutto sul proibire che altri si facciano una famiglia diversa dalla loro. E questo non è certo nell’interesse delle famiglie italiane che sono attanagliate dal problema di come arrivare a fine mese e non dalla “ideologia gender”. E il fatto che la politica dia più retta alle ragioni di questi quattro gatti che non alle istanze ben motivate e argomentate del movimento glbt e alle richieste delle famiglie (quelle vere non quelle immaginarie di cui parlano i manifestanti) in difficoltà ci dà la cifra di quanto sia grave la crisi culturale e di valori civici del nostro ormai sempre meno “bel” Paese.
Enrico Proserpio