Il parlamento europeo ha approvato un documento a favore dei diritti dove, per la prima volta, si parla di “famiglia gay” e si sostiene la necessità di adeguare le leggi degli stati alla società attuale e al nuovo significato che la parola famiglia ha ormai acquisito. Si tratta senza dubbio di un passo di grande importanza politica e sociale, un passo avanti verso un mondo migliore, più giusto e civile, che garantisca a tutti la stessa dignità. Resta però una domanda: cosa farà l’Italia?
Il nostro paese è molto arretrato sui discorsi riguardanti la famiglia. Siamo ancora in mano a persone che si sentono autorizzate a imporre a tutti lo stesso modello di famiglia, ovvero quello cattolico romano. Quella famiglia che questi signori definiscono “naturale” non è, infatti, che il modello occidentale moderno e non l’unico esistente. Senza entrare troppo nel merito, basti pensare alla famiglia islamica, che può essere poliginica, o a quella degli Yanomami dell’Amazzonia che è poliginica e poliandrica. Se il modello occidentale fosse “naturale” sarebbe l’unico esistente. E invece è solo uno dei tanti.
Anche il fatto che la famiglia “naturale” sia necessariamente fatta di persone di sesso diverso è un’idea prettamente occidentale e particolarmente cattolica, derivante dalla convinzione che la famiglia sia incentrata necessariamente sulla riproduzione. Anche qui possiamo trovare diversi modelli di famiglia che non rispondono a questa caratteristica. Tra i Na della Cina le famiglie si basano sulla “sorellanza”, sono formate cioè da una donna-matriarca, dalle sue figlie e figli e dai nipoti. Le donne della famiglia hanno rapporti con uomini al di fuori di essa dai quali hanno figli. Il padre biologico non ha però nessun ruolo nell’educazione del figlio e i rapporti tra una donna e un uomo che durano a lungo sono mal visti. I bambini cresceranno nella famiglia della madre, accuditi dai fratelli di lei.
Anche tra le famiglie basate su un rapporto affettivo tra due persone si trovano esempi di famiglie omosessuali, come tra i Nuer dell’Africa, dove ci sono famiglie formate da due donne, o tra gli indiani d’America prima della conquista.
Ciò nonostante i difensori della “famiglia naturale” continuano imperterriti la loro battaglia, sordi a qualunque argomento, per quanto evidente possa essere, in contraddizione con la loro ideologia. Ricordo un dialogo avuto tempo fa con un cattolico fervente che sosteneva l’essere “contro natura” dei rapporti omosessuali. A difesa della mia posizione portai i tantissimi esempi di coppie di animali omosessuali. Si conoscono ormai più di mille specie animali in cui sia presente l’omosessualità. In alcune addirittura si formano coppie monogame e stabili di animali dello stesso sesso che adottano e allevano quei piccoli abbandonati dai genitori biologici o rimasti orfani (accade tra i fenicotteri, per esempio). Mi rispose che a lui non interessava la biologia, ma che si basava su un “concetto filosofico” di natura. E poco importava se tali fantasie (per chiamarle col loro giusto nome) fossero infondate e smentite dalla realtà. Per lui bastava il fatto di pensarla così per sentirsi autorizzato a imporre a tutti il suo pensiero e a negare diritti a milioni di persone.
Sicuramente nei prossimi giorni sentiremo gli sproloqui dei soliti noti, delle solite nullità che non hanno altro modo per far parlare di sé che gettare odio e insulti sugli altri. Ma la politica cosa farà? Tacerà? Prenderà le distanze?
Mi piacerebbe che per una volta i nostri politici non si limitassero a obbedire solo quando si tratta di limitare diritti e benessere e di tagliare le spese. Vorrei sentir dire anche sui diritti glbt la solita, trita e ritrita frase: ce lo chiede l’Europa!
Enrico Proserpio