di Stefano Sannino
L’accessibilità all’informazione è senza dubbio il miracolo del terzo millennio. Nelle ultime decadi abbiamo infatti assistito ad un’impennata nel sistema dell’informazione, grazie all’avvento prima della televisione e, più recentemente dei social media e degli smartphone che ci bombardano di notizie dell’ultimo minuto. Ma, anche questo cambiamento, come ogni altro cambiamento che coinvolge la società e le abitudini umane in generale, ha portato e porta tutt’ora con sé delle conseguenze che, a lungo andare, indurranno ulteriori e più profondi cambiamenti nella società.
E sebbene l’informazione digitale costituisca un vero “miracolo moderno” perché in grado di raggiungere la stragrande maggioranza con un’immediatezza tale da riuscire a riportare le notizie in diretta su uno schermo di un telefono, dall’altro lato l’avvento dei nuovi media ha spostato la responsabilità dell’informazione dal mondo dei professionisti a quello dei dilettanti. Chiunque oggi ha la possibilità non solo di condividere una notizia, ma anche di scriverla. Proprio a questa trasmigrazione del lavoro da professionisti del settore, ovvero i giornalisti con tanto di iscrizione all’albo, alla gente comune, andrebbe imputata la responsabilità dell’avvento della moderna “cattiva informazione” o della nascita delle fake news. Proprio grazie all’esplosione dei social media le fake news hanno modo di diffondersi facilmente e velocemente, creando quella che in gergo si chiama disinformazione.
L’evoluzione del modo di fare informazione ci ha messo quindi di fronte all’evidenza che ad una evoluzione dei mezzi di comunicazione, corrisponde anche un aumento della superficialità del contenuto della comunicazione, ovverosia un appiattimento della “professionalità” in favore della “popolarità”. La notizia oggi sempre più spesso non viene vagliata nella sua attendibilità, la si riporta sui social semplicemente perché popolare.
Guardando questo nuovo pattern sociale, non possiamo che rimanerne preoccupati, perché tutto ciò è ambasciatore di un futuro inevitabilmente non troppo roseo. Tutto quello che possiamo fare, è comprendere che l’informazione è un campo esattamente come ogni altro, al pari della scienza e della filosofia, al pari della matematica e degli studi classici, e come tale deve essere trattato solo dai professionisti che hanno competenze e qualità per svolgere questa importante missione di informare il pubblico.