di Gabriele Rizza
Fabrizio Rossi è candidato al consiglio regionale della Toscana con Fratelli d’italia, movimento sempre più in ascesa. Da sempre legato a quel che tipo di politica vissuta con lo spirito della militanza, dell’identità e del territorio, Fabrizio Rossi è già consigliere comunale, assessore allo sport e urbanistica del comune di Grosseto e si prepara ad un nuovo record cittadino per il partito.
A causa della pandemia, a settembre si terranno le elezioni in un contesto “anomalo”, peraltro il Covid ha ricordato anche l’importanza delle Regioni. Pensa che questa situazione andrà a scapito dell’interesse dei cittadini verso le elezioni oppure ci sarà un maggior coinvolgimento?
«L’auspicio è quello di vedere un afflusso maggiore, proprio perché durante l’emergenza sanitaria le regioni sono state protagoniste, sia in positivo che in negativo. C’è stato un eccesso di protagonismo, immotivato, di alcuni governatori e ogni regione ha reagito in modo diverso. Forse si deve pensare anche a questo quando i cittadini andranno a votare. L’emergenza non è stata uguale per tutti, le misure adottate dalle regioni neppure sono state uguali. Cambia la prospettiva e il contenuto. I cittadini hanno spesso subito scelte fatte in barba alle loro aspettative».
Il centrodestra in Toscana parte sempre in seconda fila. In una regione “rossa”, con quali contenuti la destra può vincere?
«La Toscana è sempre meno rossa e molto più tricolore di prima. Grosseto, Siena, Arezzo, Pisa, Pistoia e Massa sono governate dal centrodestra. Prima volta che andiamo alle elezioni regionali con questi numeri. La Toscana vuole cambiare, deve cambiare. Un candidato giovane come Susanna Ceccardi contro l’usato (quasi) sicuro del PD che nulla di nuovo ha da dire. La regione Toscana, troppo fiorentino centrica negli anni, troppo comunista a comunismo finito. Bisogna cambiare Marcia, lo dimostrano i tanti e ottimi amministratori locali che rappresentano la spina dorsale del cambiamento in Toscana».
Da anni, è consigliere comunale e adesso assessore e ha una lunga militanza politica. Quanto ancora è importante vivere il territorio per una formazione politica genuina, che non viva solo di social?
«È insostituibile il contatto diretto con i cittadini. Fratelli d’Italia è davvero il partito del territorio proprio perché non interrompe mai la sua comunicazione sul campo con i cittadini e non solo sui social. Siamo certamente il partito che sta sulla piazza non solo in campagna elettorale ma ogni giorno, radicati nel tessuto locale oggi come ieri, percorrendo tanti chilometri, i cittadini possono conoscerci e toccare da vicina di che pasta è fatta la classe dirigente del partito. Io sarò capolista nel mio collegio di Grosseto, sono pronto a correre per tutta la Maremma affinché si possa comprendere quante cose possiamo migliorare».
Da anni ormai, la politica è sempre più trainata dai “leader”, i partiti con le loro sezioni, militanti e classe dirigente sembrano essere spariti. Fdi vanta una lunga tradizione di cultura politica, è anche questa una chiave del suo successo o pesa molto la leadership di Giorgia Meloni?
«Il successo del leader può essere effimero, legato a dinamiche distinte dai movimenti politici. FdI è un partito vero, con i circoli e le sezioni, la vera forza di Giorgia Meloni oltre le sue indiscusse capacità è la classe dirigente che si è formata negli anni sul territorio. Spesso erano i candidati a trainare il simbolo, oggi Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia riescono insieme agli esponenti del territorio a rappresentare una classe dirigente matura per governare la nazione, ad ogni livello. Ci siamo guadagnati i galloni sul campo. Siamo pronti per governare non solo la Toscana».
Il mio voto è per te senza ombra di dubbio. In quella poltrona ci deve sedere un Rossi che pensa al bene del suo paese.
Il mio voto è per te senza ombra di dubbio. In quella poltrona ci deve sedere un Rossi che pensa al bene del suo paese.
Il mio voto è per te senza ombra di dubbio. In quella poltrona ci deve sedere un Rossi che pensa al bene del suo paese.