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giovedì, 28 Novembre, 2024

EVITARE LO SCONTRO TRA REGIONI. Perchè il nuovo Dpcm può dividere moralmente gli italiani

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di Gabriele Rizza

La sola cosa certa è che le conferenze stampa del premier Giuseppe Conte sono tutt’altro che ai titoli di coda. Tutto il resto è un gran caos e cambi repentini di strategia. La novità è il nuovo tricolore che divide l’Italia: giallo, arancione e rosso; il verde è escluso dalla simbologia perché abbasserebbe la soglia di attenzione della popolazione, però il portafoglio degli italiani è al verde, questo sì.

Il governo torna in parte su suoi passi: a fine maggio il perno della strategia anti- covid era l’individuazione dei focolai e lockdown locali e mirati. Poi fino a ieri di questa strategia non ne abbiamo saputo più nulla, abbracciando invece tentennamenti e raccomandazioni pedagogiche, finchè la situazione è ritornata ad essere seria e allora, l’onere di adottare misure più restrittive come coprifuoco e chiusura di piazze e vie della movida, venne delegata alle Regioni e ai sindaci. Il governo prese così un po’ di tempo e di fiato, finchè la clessidra è giunta alla fine e il fiato si è fatto sempre più corto: “contrordine compagni!”, da ieri è il governo a decidere di che colore tingere ogni Regione, senza possibilità di negoziati, come appena dichiarato da Attilio Fontana in Lombardia e da Nello Musumeci in Sicilia, rosso il primo, arancione il secondo. Anche il Piemonte protesta. Siamo in Italia e non manca il lato tragicomico: la Regione che più di tutti chiedeva un vero e proprio lockdown, la Campania di De Luca, è colorata di giallo, regione a basso rischio quindi. Siamo passati nel giro di una sola settimana dal delegare tutto alle regioni a imporle il contrario di quello che chiedono, nel bene o nel male. Questa volta quanto durerà, viene da chiedersi parafrasando Franco Battiato.

Dopo la conferenza stampa di ieri, si dovrebbe pensare che finalmente sono stati individuati e applicati dei criteri certi e fermi, dei fari alla lotta al virus. E invece, le incongruenze e i dubbi anche questa volta non mancano: i dati di riferimento sono quelli della settimana del 19-25 ottobre e nel mentre la situazione è cambiata, come l’Rt lombardo sceso da 2,1 a 1,6, ancora grave, ma toglie credibilità ad una Regione Campania ancora gialla. Infatti, il 4 novembre l’incidenza del virus in Campania era al 19,3%, in Lombardia il 17,7%. Per non parlare della rossa Calabria, regione con il minor rapporto di positivi ogni 100 mila abitanti e ora chiusa per le carenze sanitarie; di tutto ha bisogno questo Paese oggi, tranne di altre divisioni. Il rischio è che alle profonde divisioni sociali e politiche in corso, si aggiungano anche gli scontri territoriali. Toglierebbe l’attenzione dal governo forse, e così sarebbe un crimine se solo qualcuno pensasse di giovarsene.

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