di Giorgia Scataggia
Quando si pensa di aver toccato il fondo, il più delle volte ci si sbaglia. Nella piovosa e freddissima serata del 10 Dicembre, i familiari dei 18 pescatori sequestrati in Libia dal Generale Haftar, si sono radunati in strada per gridare la loro indignazione a fronte dell’ennesimo scandalo. Era recentissima la notizia di una nave turca sequestrata dallo stesso individuo e rilasciata appena cinque giorni dopo. Tutt’altra storia quella dei nostri connazionali, che si trovano prigionieri da ormai più di 100 giorni. Queste famiglie hanno sfidato le intemperie ed il gelo di fine Autunno, poiché più forte ancora è il gelo del loro disappunto, abbandonati da un Governo incapace e da un’Europa menefreghista. Ne abbiamo parlato su Radio Critical Break, condotta da Antonio Corcione, in collegamento con i manifestanti.
“NON SIAMO ITALIANI DI SERIE B”
Numerosi gli ospiti che sono intervenuti in diretta. Francesco, cognato di uno dei pescatori, il quale si trovava nel cuore della protesta, è il primo a prendere la parola, circondato dalle grida di indignazione di chi è sceso in strada a combattere: “Dopo tutta la pazienza che abbiamo portato, nonostante l’unico contatto che abbiamo avuto con i nostri cari in questi mesi è stata una breve telefonata, dopo tutte le rassicurazioni che abbiamo ricevuto, siamo venuti a sapere che una nave turca, presa in ostaggio dallo stesso Generale Haftar, è stata rilasciata in men che non si dica, grazie alla linea dura di Erdogan. Questa notizia ci ha fatto ancora più male. Ci sentiamo presi in giro, ci sentiamo italiani di serie B. Noi siamo qui a chiedere di riabbracciare i nostri uomini il prima possibile. Vogliamo che passino il Natale a casa”.
“Purtroppo, ancora oggi abbiamo avuto la prova che il Governo italiano dorme. Il caro Ministro Di Maio si è rifiutato di fare con noi una videoconferenza. È troppo impegnato per darci attenzione” ha dichiarato Cristina Amabilino, moglie di uno dei pescatori. “Non ci accontentiamo di quattro parole di conforto. Non ci bastano più. Io voglio che questo Governo incompetente, che sta rovinando l’Italia, torni a casa. Dopo 101 giorni non ci sono giustificazioni”.
Particolarmente significativo è stato l’intervento di Monica, giovane figlia di uno dei pescatori: “Le istituzioni ci stanno abbandonando. Questa sera siamo qui al freddo a manifestare e non lo trovo normale. Non trovo normale che io, a 17 anni, debba scendere in strada per chiedere di poter riabbracciare mio padre. Dovrei essere a casa a studiare per le interrogazioni di domani. Non ci si lamenti, poi, del problema della fuga di cervelli all’estero. Io sono già convinta di andarmene dall’Italia, perché non accetto di vivere in un Paese che mi costringe ad implorare Di Maio di alzarsi dalla sedia per liberare 18 innocenti”.
Ospite in trasmissione anche l’Europarlamentare Rosa D’Amato, ex M5S e membro della commissione “PESCA”, la quale ha più volte sottolineato il suo dissociarsi da quel partito politico nel quale non si riconosce più: “Non parliamo di arresto, perché qui non è stato compiuto alcun reato. Dobbiamo parlare di sequestro. Sono moralmente vicina a tutte le famiglie vittime di questa ingiustizia. Noi abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare su questa vicenda. Essendo Parlamentari europei, sono questi i mezzi che abbiamo a disposizione. Riteniamo che l’Europa debba assumersi le proprie responsabilità. Il problema è prettamente geopolitico. La Libia è un Paese in conflitto, ove purtroppo non vige uno stato di diritto. In queste condizioni, le contrattazioni sono molto difficili e complicate. Siamo anche a conoscenza di un vero e proprio ricatto nei confronti del Governo italiano, riguardante uno scambio di prigionieri. La Commissione Europea si è limitata a rimandarci alle autorità competenti degli Stati membri”.
Insomma, si ode un lieve rumore di unghie sugli specchi, in quanto le trattative in questione non sono facili nemmeno per la Turchia, che però ha risolto il problema in pochissimo tempo. Resta comunque ammirevole il sostegno dell’Onorevole verso le famiglie dei pescatori, la quale ha dato piena disponibilità per continuare a lottare al loro fianco.
IL “NO” DEL GOVERNO AGLI AIUTI ECONOMICI
Solitamente, gli abissi creano soggezione in chi li osserva, per la loro profondità. Soggezione verso la quale il nostro Governo è evidentemente immune, poiché non è ben chiaro quanto in basso voglia ancora scendere: “Oltre al supporto morale, abbiamo chiesto anche un supporto economico, per tamponare le ingenti perdite che abbiamo subito. Sono stati presentati diversi emendamenti a riguardo, fra i quali quello della Lega con l’On. Viviani, ma è stato bocciato” ha dichiarato Marco Marrone, armatore del peschereccio. “Riponiamo speranze negli altri emendamenti ancora da valutare, fra i quali quello di Italia Viva”.
Fortunatamente, è stato approvato un aiuto pari a 100.000 euro dalla Presidenza della Regione Sicilia, dalle organizzazioni sindacali e dal Comune di Mazara del Vallo. Ospite anche il Sindaco, Salvatore Quinci: “Sono veramente vicino a queste persone. La loro disperazione, oggi, è più che giustificata. Ci sentiamo delusi. Non è possibile attendere ancora, dopo 101 giorni, il ritorno dei nostri lavoratori, trattenuti illegalmente a Bengasi. Non ci sentiamo tutelati, come marineria e come cittadini italiani”.
BATTERE IL CHIODO, OGNI GIORNO
Un ringraziamento particolare va a Massimiliano Buonocore, editore de LaCritica, il quale ha preso molto a cuore la questione ed ha messo a disposizione questa testata giornalistica per tenere alta l’attenzione: ” Viviamo in un Paese governato da incapaci, che si limitano a prendersela con i più deboli, massacrando le piccole imprese ed i commercianti. Pensano di fare gli statalisti sulla pelle altrui, mentre in realtà sono solo dei parassiti, che scappano laddove dovrebbero davvero fare del protezionismo. Dobbiamo essere solidali con queste persone. La cosa più triste è che domani nessuno, o quasi, parlerà di questa situazione. Allora dobbiamo pensarci noi, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Dobbiamo fare casino”.
“Vorrei capire come sia possibile, per un sano Governo, dimenticarsi dei propri lavoratori” ha aggiunto Max Massimi, giornalista. “Abbiamo visto l’equipaggio della nave turca liberato dopo soli 5 giorni. Degli italiani, invece, ci si dimentica sempre. Questo è l’esempio di una politica malata, che non sa tutelare il cittadino, il quale è il suo “datore di lavoro”. Perché non siamo solo cittadini. Siamo, o almeno dovremmo essere, i loro sovrani. Ma evidentemente, questi signori lo hanno dimenticato”.
La redazione de LaCritica si impegna a sostenere quella lotta al fianco dei familiari dei pescatori e dell’armatore Marco Marrone.