Di Vito Foschi
Fra i tanti miti greci esaminiamo la seconda delle dodici fatiche di Ercole, fatiche in cui l’eroe dovette affrontare prove sovraumane. La seconda prova fu l’uccisione dell’Idra di Lerna, serpente marino con più teste che vive nella palude nell’Argolide nei pressi delle sorgenti del fiume Amimone.
La particolarità per cui è maggiormente noto il mostro è quella che quando si taglia una delle sue teste, al suo posto ne ricrescono due. Qui ritroviamo un’analogia con un fenomeno naturale: la ricrescita delle code delle lucertole. Un meccanismo di difesa di questi animali è proprio quello che quando afferrati dalla coda da un predatore, la coda si stacca per poi ricrescere col tempo. In rari casi al posto di una singola coda ne ricrescono due. In alcune regioni italiane l’avvistamento di una lucertola con due code, data la rarità, viene considerato un evento portatore di fortuna.
Altre caratteristiche del mostro sono quella di possedere una testa immortale e di essere particolarmente venefico: sia il suo alito, che il suo sangue e perfino le sue impronte, se toccati, portano alla morte. Il numero delle teste è variabile in base alle versioni da sei a nove fino a un centinaio. Ercole si trova ad affrontare, dunque, una bestia letale ed immortale, un nemico potenzialmente invincibile, un mostro la cui uccisione richiede forza e astuzia; la sola forza di Ercole, per quanto sovraumana, non è pertanto sufficiente.
In questa prova la dea Atena guida Ercole, particolare non trascurabile. Ritroviamo la stessa dea a protezione di un altro eroe, Odisseo. Atena è dea della sapienza ed è evidente il significato in ambedue casi: è la sapienza che guida i due eroi nelle loro imprese. Non la semplice sapienza umana, ma quella divina, a significare che le imprese non sono solo avventure materiali, ma bensì anche ardui percorsi spirituali.
Il mostro risiede in una grotta satura dei suoi miasmi velenosi e Atena suggerisce all’eroe di stanarlo con delle frecce infuocate in modo da affrontarlo all’aria aperta e non essere soffocato dal suo alito velenoso. L’alito è una componente volatile e come tale fa riferimento all’elemento aria che rimanda al cielo e all’elevazione spirituale. Un alito velenoso indica un blocco o una volontà di bloccare la crescita dello spirito dell’adepto. Ercole affronta un essere che è ben radicato nella materia, le impronte che uccidono, e con l’alito che avvelena l’aria blocca qualsiasi ascesa.
Gli insegnamenti iniziatici in antichità si trasmettevano esclusivamente per via orale, da bocca a orecchio, e un alito velenoso può indicare anche un cattivo insegnamento che tutto deturpa e fa scadere nella materia. La palude dove risiede il mostro con la sua marcescenza rappresenta questo scadimento.
Le teste che si moltiplicano rappresentano gli infiniti desideri degli uomini: quando se ne soddisfa uno ne nascono subito altri. La prova che deve superare Ercole è quindi, spiritualmente parlando, l’annullamento dei desideri materiali. La testa immortale dell’Idra rappresenta il desiderio dell’immortalità materiale che attanaglia l’uomo che, se non può in alcun modo essere sconfitto, può almeno essere domato proprio come fa Ercole, seppellendola sotto un masso inamovibile per forze umane.
Nella prova Ercole è aiutato da suo nipote Iolao che brucia i moncherini delle teste appena tagliate impendendole di ricrescere. In questo modo Ercole riesce a tagliare tutte le teste e a sconfiggere il mostro. Il fuoco incarna l’elemento purificatore e va a simboleggiare la purificazione della volontà che non viene più rivolta ai desideri materiali.
Le molteplici teste dell’Idra oltre a rappresentare la volontà umana divisa fra molteplici desideri materiali, rappresenta la dispersione del pensiero non centrato sul Sé e l’impossibilità dell’ascesa spirituale di una mente divisa; la stessa dimora del mostro, la palude, simboleggia tale condizione di totale immersione nella materia.
Sconfiggendo il mostro, Ercole sconfigge i suoi desideri materiali e riunisce la sua mente verso l’obiettivo dell’elevazione spirituale.