di Stefano Sannino
Questa è una delle celebri frasi contenute nel “De Amicitia” di Cicerone, celebre saggio scritto dal pensatore romano sull’argomento.
In verità, l’amicizia è una di quelle questioni che hanno da sempre interessato l’uomo e dunque inevitabilmente, che da sempre è entrata a far parte anche della speculazione filosofica umana.
Quello che vorrei fare, con questo articolo, è un breve elogio all’amicizia come valore, come affetto, come colonna portante della felicità, come condivisione del dolore. L’amicizia è probabilmente tutte queste cose per ciascuno di voi che, ora, sta leggendo questo articolo.
“L’amicizia migliora la felicità e abbatte l’infelicità, col raddoppiare della nostra gioia e col dividere il nostro dolore”. Chi di noi può dirsi veramente in disaccordo con questa frase di Cicerone?
Probabilmente nessuno. Tutti noi abbiamo sperimentato almeno una volta, i benefici psicologici e fisici che la condivisione del dolore con un amico può implicare. Improvvisamente, tutto quel peso che fino ad un momento prima pareva insopportabile, diventa facilmente gestibile. L’unica cosa che abbiamo dovuto fare, è confessarci con un nostro amico. Attenzione però, confessando i nostri dispiaceri agli amici, non stiamo in qualche modo trasferendo su di loro la responsabilità del peso da portare, quanto piuttosto stiamo chiedendo aiuto per poterci permettere di sostenerlo.
Attraverso un consiglio, un sorriso, un abbraccio, un amico può aiutarci a portare anche il più impensabile dei dispiaceri.
Anche il più semplice dei gesti, può aiutarci a trovare la forza di affrontare le difficoltà.
Esattamente però come si dimezzano i dispiaceri, per dirla come Cicerone, si raddoppiano anche le gioie. Pensateci: ogni volta che un bellissimo avvenimento travolge la vostra vita, non sentite forse il bisogno di prendere il cellulare e di raccontarlo ad un amico? La condivisone e dei dispiaceri e dei piaceri, sta alla base del rapporto amichevole, ma non deve mai essere univoca. Ovvero, la condivisione deve riguardare sia dispiaceri che piaceri di entrambe le persone coinvolte nel rapporto amichevole, altrimenti qualora questa condivisione avvenisse in un solo senso, allora si faticherebbe a parlare ancora di amicizia vera e propria.
“Degno di amicizia è chi ha dentro di sé la ragione di essere amato.”
Penso che questa sia una delle affermazioni più significative in merito al rapporto amichevole. L’amicizia viene definita qui, come forma di amore. Non un amore sensuale o fisicamente interessato, bensì come un amore puro, semplice, che permette a due anime nella loro purezza di incontrarsi e di danzare insieme. Proprio per questo suo carattere quasi spirituale, l’amicizia differisce dall’amore sensuale nella durata: l’amicizia è eterna, l’amore no.
Ma allora, come possiamo definire l’amicizia?
L’amicizia è quella forma di amore eterno e disinteressato che mette in contatto due persone ad un livello tale da permettere la condivisione dei piaceri e dei dolori, in modo siffatto che i primi vengano amplificati ed i secondi, dimezzati. L’amicizia è quel rapporto che porta con sé il perdono, l’affetto, il sorriso, le lacrime. L’amicizia è inevitabile e ci travolge sempre quando meno ce lo aspettiamo. L’amico può essere sia faro nel buio, che colonna portante della nostra vita.
Tutto questo dovrebbe essere tenuto in considerazione da coloro che desiderano essere buoni amici o che pensano di avere buoni amici, ma che in realtà non vivono altro che deformazioni della vera amicizia. L’affetto non basta mai a costruire l’amicizia, ma c’è bisogno di altri sentimenti e di altri requisiti. Senza questi, non potremmo dire di aver veramente vissuto questa forma di amore.