I segni di una identità informale, non influenzata dalla tempesta delle avanguardie, lontana da teoremi ed estremismi, senza per questo poter essere considerata una forma attardata e manieristica, si colgono tutti in questo Elio Cassarà, chiaro e solare, evanescente più che surreale, quando si dedica ai paesaggi informali visti da lontano, inseriti in una assoluta trasparenza dell’aria, denso e sensuale, erotico più che conturbante, quando dipinge il suo tachisme di un sapore che risente di Corpora e Scialoja, Tancredi e Basaldella, sebbene di una diversa fascinosità e allusività. C’è, dunque, un Cassarà in pubblico, narratore di paesaggi dove tutto è sospeso in una atmosfera di attesa, in una scambievolezza atmosferica tra soggetti e oggetti che connotano una gestualità di grande respiro, allungato sui grandi orizzonti della frontiera americana, molto lontani, anche psicologicamente, dai complicati paesaggi europei, carichi di storia, di stile e di rovine che si sovrappongono tra di loro. Cassarà, con mente libera di suggestionismi stravaganti, descrive architetture geometrizzanti, senza vegetazioni scalpitanti e barocchismi impliciti.
A guardare questi paesaggi espressionisti si può descrivere una geografia fantastica, dove la materia astratta dei luoghi è interrotta solo dalla intelligente scelta dei punti di vista che con i loro tagli, determinano l’essenzialità del quadro e il suo paradossale effetto di straniamento, che è fatto di colori e di linee che si affrontano creando effetti di grande carica espressiva, anche nei dipinti di giovane età, in cui si avverte una superba volontà, che riequilibra gli effetti di una vista non più puntuale, ma è forse per questo che il suo primo rapporto con il colore, col passare del tempo, diventa più prezioso. Acquisendo elementi pollockiani allo stato puro, senza interpretazioni psicologiche fuorvianti.
Il Cassarà in privato, è tutto consegnato alla segretezza del suo sguardo innocente, che segue le linee erotiche della materia con attrazione fatale. Tutta la sua pittura fa ancora pronunciare la parola contemplazione, nel senso etimologico del termine, dato da una fortissima capacità di instaurare un dialogo, senza parole, fatto di scorrimenti linguistici che hanno fatto un maestro, a cui non si può non dare conto. Si tratta di una bellissima pagina di pittura, che ha seguito la linea della continuità, situando l’invenzione all’interno della sua poetica, che è l’espressione della sua personalità limpida, che non vuole dire semplice, ma capace di mettere ordine nei suoi sentimenti e nelle sue emozioni, capace di fare una vera psicanalisi di se stesso, di guardarsi dentro e di guardare fuori, producendo un universo visivo a tutto tondo, come oggi sempre di meno accade; alcuni dicono che la nostra umanità si sta riducendo in termini mediatici, altri pensano che ci stiamo espandendo tanto, da uscire dall’umanesimo integrale, la cosa che è certa e che ci stiamo trasformando e con essa tutte le nostre percezioni, ma per fortuna siamo ancora in grado di stare con moderni, d’altra tempra, come Cassarà.
Pasquale Lettieri