di Gabriele Rizza
Il “mezzo” strappo di Giuseppe Conte tiene appeso il governo ad un filo. La politica italiana non ci offre più nemmeno i grandi colpi di scena, l’ultimo è stato orchestrato da Matteo Renzi, portando Mario Draghi a sedere a Palazzo Chigi. Alla stampa e agli italiani resta da commentare un mezzo strappo dunque, e più che un vero tentativo (forse fallito) di far cadere il governo mandando gli italiani al voto in autunno, viene il sospetto che l’operazione dei vertici dei Cinque Stelle sia più che altro un rito di purificazione: si potranno sacrificare una trentina di senatori pentastellati filo – governativi quando al senato si voterà con voto palese la fiducia al governo, fallendo così con l’operazione caduta di Mario Draghi, ma al tempo stesso si purificherà il movimento agli occhi dei suoi sostenitori di cinque anni fa, recuperando l’antica anima di protesta più che di governo. Non solo, Giuseppe Conte ha già conquistato le prime pagine ponendosi ai vertici del dibattito pubblico, sgattaiolando da quell’anonimato in cui era finito dopo la sua esperienza da Primo Ministro e dall’ombra pesante del Partito Democratico, tanto che, solo fino a pochi giorni addietro, l’opinione di tanti italiani considerava il Movimento Cinque Stelle ormai solo una stampella del PD, una sorta di variante di sinistra populista.
Queste le strategie tutte interne ad un partito, poi ci sono le altre parti politiche e soprattutto ci sono gli italiani che potrebbero essere chiamanti ad un voto anticipato. E le strategie del M5S non è detto che coincidano con il sentimento degli italiani, cambiato dal 2018 ad oggi. Di fatto, la stampa mainstream sostiene che sia impossibile e pericoloso per l’Italia andare a votare, mentre l’emergenza Ucraina e inflazione galoppano, così come i contagi e la crescita dei ricoveri in ospedale. Nulla di nuovo. È dall’era Mario Monti che non si può andare a votare perché il Paese è in emergenza e non si sa come potranno reagire i mercati, quanto schizzerà alle stelle lo spread. Dicono giusto Matteo Salvini e Giorgia Meloni: non può esserci del male nel far scegliere il prossimo governo agli italiani. A leggere i giornali sembra che gli italiani siano andati al voto ogni anno negli ultimi dieci e invece abbiamo avuto ben due legislature arrivate in pratica a scadenza naturala. Una rarità per la storia della Repubblica. In democrazia votare si può, si deve, non esiste un tempo giusto o sbagliato. I cittadini scelgono, senza date fissate da supervisioni finanziarie. Eppure, gli italiani vogliono davvero andare a votare? I sondaggi dicono che il tifo è per la tenuta del governo, con o senza Cinque Stelle. Quel che Giuseppe Conte sbaglia nella sua strategia è di non tenere conto di come gli italiani, dopo l’esperienza fallita del governo gialloverde, abbiano perso ogni speranza di cambiamento radicale che nasca dalla politica. Non vogliono più chiasso o propositi per il domani, troppe volte disattesi, vogliono che ci stia qualcuno di stimato e stimabile qui ed ora, e più tiene a bada i partiti è meglio è. Questo è il punto a cui siamo arrivati. Mario Draghi non è una medicina, è un effetto della malattia.