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giovedì, 28 Novembre, 2024

ELEZIONI EUROPEE – Che batosta per i liberali

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Stabilito che al 41,31% degli Italiani non interessa l’Europa, né , di conseguenza, la sorte dell’Italia, il dato che si ricava da queste elezioni è che certifica che l’Italia è un Paese assolutamente socialista. Infatti, il 99,7% degli elettori ha votato per partiti che non intendono ridurre la spesa pubblica, che vogliono anzi aumentarla provando a convincere l’Europa a non essere così pignola sul famoso 3%, cittadini cui evidentemente sta bene vedersi portare via dallo Stato anche l’ottanta per cento di quanto guadagnano. Non solo, sono così contenti che vorrebbero replicare il modello statalista anche in Europa.

Qualche contraddizione, secondo noi, c’è.  Infatti, come si spiega questo plebiscito a percentuali bulgare con le notizie che riportavano il suicidio di chi si è ucciso perché lo Stato toglieva loro il necessario per far andare avanti la propria azienda e che tanto clamore suscitarono?  Come si concilia questo Sato socialista con il fatto che gli Italiani sono generalmente individualisti e perciò dovrebbero contrastare le idee che negano l’individuo?  Come si concilia il lamentarsi di questa Europa burocratica e sprecona votando poi per il medesimo indirizzo politico  che ne è la causa?

Noi siamo perplessi e non abbiamo risposte in merito. Certo, è pur vero che è dal 1922 o giù di lì che abbiamo una organizzazione dell’economia  statalista e quindi le persone possono avere difficoltà a vedere soluzioni più efficienti e meno costose per arrivare al medesimo risultato. Mancano le possibilità di raffronto. Che le idee liberali, strette da un lato dai cattolici, dall’altro dai vari partiti socialisti e marxisti oltre che dai partiti che traggono storicamente ispirazione economica dal Fascismo, non godano di buona stampa , è cosa risaputa, ma mai avremmo immaginato in questa misura. Troviamo sbagliato ed ingiusto che, pur essendo elezioni Europee, il tutto sia stato invece concentrato sull’Italia e che idee di buon senso che cercavano di dare risposte su quale Europa disegnare  per il futuro  e come l’Italia dovesse collocarvicisi non siano state messe minimamente in evidenza.

Alla fine, però, sono i numeri che parlano. Dobbiamo dedurne che gli Italiani ritengano sbagliato cambiare rotta cercando di dare più soldi a loro e meno allo Stato per contrastare il declino di questo Paese.  Noi tuttavia continuiamo a pensare invece che sia la strada giusta, ma è chiaro che non è così per i nostri compatrioti ed è quello che alla fine conta. Non solo, ma evidentemente un job act in cui di concreto c’è solo il nome, una proposta di cambiamento del Parlamento che prevede che una buona parte del medesimo sia non più eletto, ma deciso da un paio di persone, il fatto che le Province continueranno ad esistere, solo che i cittadini non avranno più voce in capitolo, sono soluzioni che vanno bene agli Italiani.  La democrazia a questo punto possiamo dire che è un optional.

Ne prendiamo atto, ma ci interroghiamo se questo è il Paese in cui vogliamo vivere o se non varrebbe la pena, stante la situazione, di considerare l’ipotesi di trasferirci noi verso altri lidi più ospitali, dove il merito conta ancora, dove la democrazia è più radicata,  dove l’individuo ha una sua dignità, dove lo Stato è rispettoso dei propri cittadini, non li considera sudditi e non li affama.

Scendendo nell’attualità dei numeri, dobbiamo ammettere  che Scelta Europea è stato un disastro. Si sapeva che superare la soglia di sbarramento del 4% sarebbe stata una impresa non facile, ma non pensavamo sarebbe stato un miraggio. I principali attori presenti in questo rassemblement eterogeneo, erano il Partito Liberale, FARE, Centro Democratico e Scelta Civica e tutti avevano stretto una alleanza con Alde, terzo gruppo parlamentare Europeo di stampo liberale, che, anche se un po’ in calo, si riconferma come tale nel nuovo Parlamento Europeo, certamente senza l’apporto Italiano.

Che cosa non ha dunque funzionato? Evidentemente non solo una cosa.  Non c’è stata l’individuazione di un preciso avversario, non uno slogan forte da ripetere ossessivamente che fosse anche originale e colpisse gli elettori, il fatto che pur essendo Alde liberale, l’emanazione Italiana contenesse chi liberale non è, anzi! Vedere per esempio Centro Democratico di Tabacci, oppure anche il nome dato a questo gruppo, ossia Scelta Europea, che inevitabilmente riportava alla memoria Monti (certo non un bel ricordo) e Scelta Civica presente nel rassemblement, ma ormai staccata dal suo fondatore.

Andando in FARE, si rileva che forse almeno i suoi candidati abbiano preso più preferenze di altri di Scelta Europea, anche se in pratica non cambia nulla; si deve dire che probabilmente  non è stata la scelta migliore il voler partecipare alle elezioni Europee ed il limitarsi alle Amministrative sarebbe stato più prudente, la comunicazione non è stata sempre felice e, soprattutto, efficace. I giornali e le TV, cosa sino ad un certo punto comprensibile, si sono concentrati sui partiti più famosi, ma hanno così trascurato di evidenziare che poteva esserci una Europa (ed Italia) diversa da raccontare e proporre in alternativa. Anche Michele Boldrin, unico rappresentante di FARE che ha partecipato alle trasmissioni televisive, neo rieletto coordinatore nazionale, probabilmente non ha toccato le “corde” giuste e non è riuscito ad attrarre a sufficienza l’attenzione su di sé e sulle proposte.

Insomma, per FARE non ci sono scuse, posto che tutta Scelta Europea ha preso più o meno la medesima percentuali di voti che lo scorso anno FARE prese da solo. Si attendono però anche i risultati delle Amministrative. In ogni caso al partito non resta che fare una seria auto-critica. Infatti, nel momento in cui scriviamo, è annunziata tra poche ore una riunione della Direzione Nazionale per una disanima del voto e per le determinazioni conseguenti da prendere. 

Fabio Ronchi

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