Il 27 e 28 maggio si sono tenute in Egitto le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Abdel Fattah Al-Sissi. L’ex comandante dell’esercito egiziano, uomo forte dell’Egitto, come previsto, con un voto plebiscitario, è stato, potremmo dire, consacrato a Presidente con il 96% dei suffragi.
Ad urne ormai chiuse, ed al lancio dei primi exit pool, milioni di egiziani, sono scesi in strada festeggiando la vittoria di Al-Sissi con canti, balli e spettacoli pirotecnici che hanno illuminato a giorno il cielo de Il Cairo. Infine i supporter dell’ex generale hanno occupato festosamente la famosa Piazza Tahir, luogo simbolo da dove, nel 2011 partirono le proteste che deposero Hosni Moubarak e che videro la salita al potere del gruppo islamico teocratico dei Fratelli Musulmani, col loro presidente, ora deposto ed imprigionato, Mohamed Morsi, hanno cercato di imporre alla popolazione egiziana, a maggioranza abituata alla laicità, una forma di governo basata sui rigidi dettami religiosi islamici.
Inoltre, i Fratelli Musulmani, durante il loro breve governo, appoggiati dall’inetto inquilino della Casa Bianca e dai vigliacchi governi europei, hanno cercato di far scivolare l’Egitto verso una guerra religiosa allo scopo di distruggere (leggasi genicidio) della comunità cristiana copta, molto presente in territorio egiziano. Per non farsi mancare nulla, la confraternita islamica, ha cercato anche di abolire i trattati di pace con Israele e hanno avviato stretti rapporti con i loro colleghi terroristi di Hamas.
Pertanto, visto il carattere terroristico del partito della fratellanza musulmana e visto che, ha cercato di tradire il popolo egiziano, trascinandolo da una dittatura laica ad una dittatura teocratica, facendo apparire quest’ultima come un modello democratico, il popolo dell’Egitto si è dapprima ribellato, deponendo il leader teocratico, e condannando i maggiori leader della confraternita a morte. Morsi, che comunque fu il primo presidente ad essere stato eletto democraticamente in terra dei faraoni, ottenne il 51,85% dei suffragi.
Ora il comando dell’Egitto è passato nelle mani di Al-Sissi, che, nonostante non abbia mai presentato un programma politico e non ha fatto una vera e propria campagna elettorale, pare già essere comunque chiaro agli occhi sia della popolazione egiziana, sia agli occhi degli osservatori internazionali: ritorno della laicità della democrazia in Egitto, lotta al terrorismo islamico, migliorare i rapporti di amicizia con Israele, rinsaldamento dei rapporti diplomatici, commerciali e militari con la Russia di Putin, nonostante Obama abbia deciso, dopo il patto commerciale militare Al-Sissi-Putin, di sbloccare le commesse (aerei ed elicotteri d’assalto) già pagate dall’Egitto nel breve periodo di dittatura teocratica.
Ed ai Fratelli Musulmani, che sabato manifestavano anzitempo contro la vittoria di Al-Sissi sotto il portone di Palazzo Marino, non resta che arrendersi e la prossima volta che chiedano l’autorizzazione a manifestare altrimenti che lo facciano, con le stesse bandiere, con la mano nera su sfondo giallo (la bandiera dei terroristi della fratellanza musulmana) a piazza Tahir: che sia la volta buona che un politico, non di schieramento rosso-arancione, li rimetta in riga e insegni agli stessi a rispettare la legge contenuta nei codici civili e penali e non nel Corano.
Gian Giacomo William Faillace