La tradizione è qualcosa di mobile, vitale, dinamico. Pur con radici salde, chi vive nella tradizione non può fare a meno di essere curioso, di voler viaggiare oltre le solite cose per vedere altro e inglobarlo nella sua cultura per arricchirla. Come diceva Lao Tzu: la tradizione è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere. Oggi purtroppo la maggior parte degli accenni alle nostre radici culturali e tradizionali sono solo cenni nostalgici spesso con tinte brutte, a volte persino razziste e comunque solo segno di chiusura, di paura del diverso. Oggi si adora la cenere di un mondo che non è più. Dall’altra parte si insegna a “essere moderni”, globalizzati. I giovani sono sempre meno tradizionali, conoscono sempre meno della cultura del loro territorio. La maggioranza dei ragazzi del nord Italia non parla più il dialetto. Anzi… si insegna loro a disprezzare le tradizioni come cose da
vecchi e da “sfigati”.
Per fortuna c’è qualcuno che va contro corrente.
Nel 2002 la Wesak Editions ha pubblicato un’opera che va proprio nel senso della rivitalizzazione della tradizione. Si tratta di “El Princip Piscinin”, traduzione in lingua milanese (mi rifiuto di definire il milanese “dialetto”) del Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupéry. Inutile parlare di questo libro famosissimo. Diremo solo che è un’opera eccezionale, che gli adulti dovrebbero tenere sul comodino e rileggere spesso per ricordare cosa sia veramente importante e come sprechiamo la vita rincorrendo cose inutili quando potremmo passarla a essere felici.
La traduzione, di Lorenzo Banfi, con la supervisione di Cesare Comoletti, parte da un testo appartenente alla letteratura mondiale e lo introduce in quella milanese, rendendolo vivo, profondamente legato allo spirito di una terra, di una città. È un libro che lascia un sapore antico con un retrogusto di sguardo verso il futuro, come la vera tradizione dovrebbe fare. Sicuramente un’idea bella. Tradurre libri in lingua è un modo di salvaguardare la lingua stessa, ben migliore di proposte sciocche come insegnare le lingue locali a scuola. Anche il latino è insegnato, ma è e resta una lingua morta. Diffondere cultura in milanese significa invece attirare l’attenzione delle persone verso una lingua facendo loro godere della bellezza del suo suono e del suo spirito. Significa far riavvicinare giovani e meno giovani alle proprie radici, farli re-innamorare delle loro origini. Solo così i ragazzi ricominceranno a parlare le lingue locali. Meglio un ragazzo che parla il milanese perché lo ama, e quindi lo usa, che mille ragazzi che sanno tre parole perché sono obbligati a studiarlo.
La traduzione è veramente ben fatta. Banfi dimostra una conoscenza profonda del milanese come solo un madrelingua può avere. Il libro scorre veloce, piacevole. La traduzione rispetta la semplicità di linguaggio dell’originale e dimostra al contempo tutta l’eleganza che la lingua milanese sa dare. Siamo abituati a pensare che la lingua locale sia una cosa per persone ignoranti e volgari. Ignoriamo invece che c’è una letteratura, una poesia, una raffinata arte scritta in queste lingue (ricordiamo le opere di Carlo Porta in milanese, di Trilussa in romanesco, del Principe De Curtis in napoletano…).
Certo, anni, decenni di snobismo nei confronti di queste lingue hanno fatto dei danni. Non esiste, per esempio, un vero e proprio sistema di regole di scrittura del milanese. Ogni autore si è arrangiato come poteva, inventandosi le regole o adattando quelle di altre lingue. Carlo Porta adattò le regole del francese, con qualche modifica. Banfi invece ha scelto di adattare quelle dell’italiano facendo secondo me una scelta felice. Se infatti le opere del Porta risultano di difficile lettura per chi non conosce bene il milanese, il Banfi è leggibile da tutti, anche da chi, paradossalmente, non sapesse la lingua.
Va notato che il libro non si presenta come inserito nella cultura italiana. Cioè, non è un testo italiano che presenta come curiosità una robetta in milanese. È un libro milanese, in tutto!
Oltre ad essere in lingua il testo, lo è anche la dedica, il copyright ecc. Un esempio?Ecco come il lettore viene edotto sul fatto che il libro è stampato su carta ecologica:
Per amor del pianètta Tèrra e della soa salut hemm dopraa ona carta sbiancada senza cloro e pròdotta con sitèma ecologich. El produttor el garantiss che per ogni pianta tajada en vegnen pientaa giò dò noeuv.
[Per amore del pianeta Terra e della sua salute abbiamo adoperato una carta sbiancata senza cloro e prodotta con sistema ecologico. Il produttore garantisce che per ogni pianta tagliata ne vengono piantate due nuove.]
Questo aspetto non è secondario. Un conto è sentirsi un italiano che si interessa a tradizioni antiche, viste come ormai finite ed estranee, e un conto è invece vivere nella tradizione!
Se vi piace il milanese o se siete convinti che le nostre radici (milanesi o meno) vadano preservate, non potete farvi sfuggire questo libro.
Buona lettura
Enrico Proserpio