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martedì, 19 Novembre, 2024

EGITTO NELLA MORSA DEL TERRORISMO. Tre autobombe a Il Cairo: morti e feriti. Sotto attacco i vertici militari

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Nuova ondata di violenza in Egitto, ieri, mercoledì 2 marzo, tre attentati si sono succeduti nel centro del Cairo. Nel primo pomeriggio, due veicoli sono esplosi quasi simultaneamente nel centro della capitale, vicino all’Università. L’ateneo del Cairo è considerato una roccaforte islamista da cui partono regolarmente vari cortei di protesta contro il governo istituito dall’esercito dopo la destituzione e l’arresto, avvenuto il 3 luglio 2013, del presidente Mohamed Morsi. 

Da fonti del Ministero dell’Interno, il Generale di brigata Tarek al-Mergawi, ex comandante della polizia giudiziaria del Cairo, è stato ucciso nel doppio attentato e cinque militari sono rimasti feriti. Un altro generale, Abdel Raouf al-Serafi, Consigliere del Ministro dell’Interno, risulta essere tra i feriti oltre a due colonnelli e un tenente colonnello dell’esercito egiziano. 

Le due autobombe sono esplose vicino ai presidi dell’esercito e della polizia che sono stati istituiti dalle autorità davanti alla facoltà di ingegneria dell’Università del Cairo. Dopo due ore dal primo duplice attentato,  una terza bomba è esplosa nella stessa area, sempre vicino ai presidi militari.

Il campus, come già accennato, è l’ultimo bastione dei manifestanti pro-Morsi, e gli studenti islamici svolgono manifestazioni quotidiane nelle aree universitarie, a volte costringendo la polizia a disperdere con l’uso di gas lacrimogeni e armi automatiche. Gli attacchi contro la polizia e l’esercito sono sensibilmente aumentati negli ultimi nove mesi, da quando il governo ad interim ha lanciato una campagna di repressione implacabile nei confronti dei terroristi pro- Morsi.

Più di 1.400 manifestanti sono stati uccisi dalla polizia e dall’esercito dal 3 luglio scorso, di cui oltre 700 nel centro del Cairo in un solo giorno: il 14 agosto 2013. La scorsa settimana, 529 Fratelli musulmani sono stati condannati a morte dal tribunale di Minya e altri 600 circa sono attualmente sotto processo.

Il Generale Al- Sissi, promosso Maresciallo nel mese di gennaio, si è candidato alla successione  di  Mohamed Morsi, da lui stesso deposto, liberando l’Egitto da un tentativo di instaurazione di una dittatura teocratica, e riportando il paese verso una visione laica della politica.

Al-Sissi si è successivamente dimesso dal suo incarico di ministro della Difesa per candidarsi alle elezioni presidenziali in programma il 26 e 27 maggio 2014,  promettendo di “liberare l’Egitto dai terroristi”, riferendosi ai Fratelli musulmani, verso i quali ha dichiarato una guerra spietata.

Gian Giacomo William Faillace

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