di Mario Alberto Marchi
Trovare formule nuove, non solo per uscire dalla crisi, ma per saper affrontare un futuro che di crisi potrà riservarne altre. Al di là dei sostegni immediati, è su questo che si concentreranno le politiche dei prossimi mesi. Non senza difficoltà: innovazione e cambi di paradigmi richiederebbero un tempo che non c’è.
Mentre c’è chi da una parte non riesce a sganciarsi da modelli che fino a ieri erano solidi, ma ora hanno mostrato tutta la loro fragilità e dall’altra chi si lancia in fantasie di economia rivoluzionaria, pochi si concentrano su come applicare parametri innovativi a sistemi oggettivamente vincenti. Uno di questi è il sistema dei distretti. Costituiscono circa un quarto del sistema produttivo italiano, per numero di addetti e di unità locali produttive. La normativa italiana li definisce “aree territoriali locali caratterizzate da elevata concentrazione di piccole imprese, con particolare riferimento al rapporto tra la presenza delle imprese e la popolazione residente nonché alla specializzazione produttiva dell’insieme delle imprese”.
A renderli strutture produttive vincenti, dal dopoguerra ad oggi, la vicinanza sul territorio che permette la circolazione di merci e di risorse umane tra le aziende, la creazione di sistemi di approvvigionamento comuni a tutto il polo produttivo, con costi ridotti e spostamento della concorrenza dalla spesa alla qualità del prodotto. Secondo recenti studi di settore, le imprese che si trovano all’interno di distretti produttivi registrano crescita del fatturato migliori. Oggi, i distretti italiani sono soprattutto nelle lavorazioni del Made in Italy, come l’agroalimentare, l’arredamento e la moda, e alla manifattura meccanica, ma negli ultimi 20 anni l’innovazione già si è fatta strada, con la crescita di distretti più legati alla tecnologia, come il biomedicale in Emilia.
Ecco, la digitalizzazione, deve essere l’occasione per creare distretti di nuova tendenza: produzione di energie pulite, filiere del riciclo, colture innovative, applicazioni informatiche, tecnologie mediche e riabilitative, soluzioni tecnologiche ad uso sociale.
Preoccupa che nella dichiarazione di rilancio del sistema produttivo post covid, dei distratti si parli poco o nulla, forse dandone per scontata l’efficienza, che invece, per durare ancora, abbisogna di attenzioni e di idee.
Per uscire dalla crisi, non c’è nulla da inventare, ma molto da innovare.