di Martina Grandori
Da tempo si parla della necessità di passare da un’economia lineare ad una circolare, quella più consapevole e vicina all’ambiente. Le aziende fanno sempre più attenzione all’impatto del loro business sull’ambiente nel tempo, oggi innovazione e sostenibilità cercano sempre più di viaggiare sullo stesso binario e alla stessa velocità, il futuro del Pianeta dipende da questa alleanza che deve essere per forza di cose vincente.
L’Italia una volta tanto fa una bella figura a livello internazionale, è fra i primi, tra le cinque principali economie europee, nella classifica per indice di circolarità, il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie: produzione, consumo, gestione rifiuti, mercato delle materie prime seconde, investimenti e occupazione.
Sul podio, ma con 11 e 12 punti in meno anche Germania e Francia, anche un paese come la Polonia, sta facendo passi in avanti significativi migliorando la propria performance con 2 punti in più di tasso di circolarità nell’ultimo anno, mentre l’Italia rischia di perdere posizioni.
Sono notizie tratte dal Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2020, realizzato dal Circular economy network (Cen), uscito questa primavera, ma sempre di attualità, domani al summit del Sole24Ore “RE-Economy Summit” si tornerà a parlare di Green Economy, di economia circolare come nuovo fattore per valutare la competitività di un’azienda, tema che La Critica segue già da tempo, finanza e sostenibilità sono il nuovo modello di business, soprattutto per un paese come l’Italia che avrebbe dovuto preservare e proteggere maggiormente il suo “Made in Italy” rendendolo più incisivo da un punto di vista della sostenibilità e come risorsa e punto di forza di un’economia più attenta alla salute del Pianeta, nonché come opportunità di business per noi stessi italiani.
Poche settimane fa, il 26 settembre, è stato il giorno della svolta per l’economia circolare dei rifiuti, grandi colpevoli di molti malanni della Terra. Il nuovo decreto modifica sensibilmente la parte quarta del Codice ambientale (il decreto legislativo152/2006) e rappresenta una vera rivoluzione copernicana per il settore della gestione dei rifiuti: ora diventano una risorsa da valorizzare mediante il coinvolgimento della responsabilità finanziaria del produttore del bene per la ripresa dei rifiuti originati dal consumo di quel bene.
Ma i rifiuti, sebbene siano una grossa fetta del problema, non è l’unico macro ambito a vivere radicali cambiamenti. Il mercato dell’high tech rigenerato cresce a velocità. E soprattutto, oltre a far risparmiare privati e aziende, aiuta ad inquinare di meno.
Nel nostro speciale a puntate “Economia Sostenibile” parleremo di questo e molto altro.