Riportiamo l’intervista al Dottor Luigi Dalla Pozza, di FareAmbiente, sulla necessità di nuove politiche ambientali.
Buongiorno Dott. Luigi Dalla Pozza, quali sono gli obiettivi che si propone e perché nasce FareAmbiente mee (movimento ecologista europeo)?
I temi di FareAmbiente sono ovviamente la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, i quali si identificano nella conservazione e nello sviluppo sostenibile, nel rispetto delle regole e delle garanzie per una migliore qualità della vita.
Le priorità sono di fornire supporto agli Organi istituzionali e alla rispettiva comunicazione mediatica, lungi dal catastrofismo di moda o dal pressappochismo di cui siamo abituati a “sentire o leggere”, fermo restando ad una rigorosa compatibilità ambientale, nell’avvertimento che la stessa compatibilità significa non demagogico immobilismo operativo o negazione preconcetta, ma una coerente valutazione preventiva dell’incidenza ecologica, urbanistica e paesaggistica di ciascun intervento, ai fini di adottare la giusta modalità a garanzia dello sviluppo sostenibile. In conclusione, siamo un movimento culturale e di ambientalismo ragionato capace di prendere coscienza di tutti gli aspetti cha abbracciano l’ambiente e trovare con tutti i soggetti coinvolti le migliori soluzioni a tutela della salute, dell’ambiente e dei lavoratori.
FareAmbiente è presente anche in Lombardia e su quali temi si sta più organizzando?
FareAmbiente in Lombardia è presente, oltre che a Milano, anche nelle provincie limitrofe. Siamo tra l’altro in un momento particolare di sviluppo, grazie al lavoro capillare che stanno svolgendo le decine di volontari, che pur dividendosi in diverse sezioni, abbiamo una presenza significativa di GEZ (Guardie Eco Zoofile) a tutela del territorio e un importante gruppo di Soci volontari che svolgono attività di sensibilizzazione e informazione costante.
FareAmbiente ha origini nel sud della nostra penisola, quindi il maggior numero di Soci volontari e di guardie Eco Zoofile li troviamo dalla Sicilia alla Toscana. Le regioni del nord hanno avuto questa opportunità solo 5 anni fa in un territorio dove l’ambientalismo del “No” a prescindere ha precluso ogni possibilità di ragionamento e confronto con i cittadini. Lo sforzo di FareAmbiente è quello di riportare un ambientalismo moderato e ragionato sfatando quei miti che è riuscito a diffondere il terrorismo ambientale senza ragione. Combattere i pregiudizi è la sfida più difficile che stiamo superando egregiamente.
Oggi l’ambiente per i cittadini sta diventando sempre più importante, però allo stesso tempo la politica se ne occupa pochissimo. È vero, o è solo una nostra sensazione?
Mi spiace dover confermare che non si tratta di una semplice sensazione, ma siamo di fronte a una triste verità. Noi siamo un movimento fuori da ogni schieramento Politico e spesso siamo coinvolti in tavoli di lavoro complessi, dove la Politica per paura di perdere consensi evita di assumersi responsabilità e di prendere decisioni, pertanto ciò comporta un immobilismo che non fa bene all’ambiente. Siamo al paradosso: a volte non vengono applicate leggi nazionali perché ritenute dannose alle campagne elettorali! Questa situazione figlia dell’ignoranza, che induce a “non fare” perché non conosco, sta portando questo paese alla deriva. A partire dalla cura dei parchi (patrimoni dell’umanità), alla gestione dell’igiene pubblica, a quella dei rifiuti, che tanto vengono additati come il peggiore dei mali. In questa società civile siamo ancora molto lontani da poter parlare di rifiuti zero. Basta leggere delle varie emergenze che ormai sono diventate una regola fissa, perdendo ogni significato letterario. I cittadini soffrono e subiscono molto questa disattenzione. Una miglior gestione dei rifiuti porterebbe portare benefici economici occupazionali e una miglior tutela per l’ambiente. Peccato ci siano correnti lobbistiche che ostacolano queste buone pratiche a fini speculativi, esportando all’estero una risorsa a nove zeri. È altresì chiaro che la totale mancanza di informazione corretta non permette ai cittadini di comprendere il valore che il rifiuto risorsa può dare al tessuto economico locale. Infatti, la confusione ha lo stesso effetto devastante di un’emergenza e così ci troviamo anziché a esportare il nostro Made In Italy, a esportare un valore esorbitante di denaro pubblico attraverso il conferimento di una risorsa chiamata rifiuto.
Lei abita in Brianza se non sbaglio, secondo lei in Brianza c’è ancora molto da fare su questi problemi?
La Brianza è uno straordinario polmone, ma va aiutato a respirare bene. I problemi delle grandi città si stanno riversando anche qui: l’aria è sempre più inquinata, il problema dei trasporti pubblici sta coinvolgendo le periferie e non possiamo più pensare di continuare a muoverci con le auto e motorini tradizionali. Bisogna affrontare il problema a partire dal trasporto pubblico che ha delle carenze incredibili con la presenza di mezzi vetusti e a volte non efficienti per capacità. Ridimensionare i mezzi a seconda delle tratte, magari in alcuni casi con mezzi più piccoli e con più corse ove necessario: insomma ci vorrebbe una nuova programmazione dei collegamenti. Se pensiamo che per raggiungere le tangenziali in auto mediamente il tempo necessario è di un’ora e mezza, e non supera i venti chilometri, provate a pensare la concentrazione di inquinanti dalle 7:00 alle 9:00, e dalle 17:00 alle 19:00. Per questo bisogna incentivare la mobilità elettrica, il car sharing e le bici a pedalata assistita. Il tutto ovviamente alimentato da fonti rinnovabili e non più fossili. Come vede c’è molto da fare e purtroppo nessuno tiene conto delle conseguenze che si potranno accumulare negli anni provocando anche il dilagare di gravi patologie mediche.
L’ambiente può essere anche una risorsa economica?
L’ambiente in questi ultimi anni ha suscitato molte preoccupazioni per la sua salvaguardia. Si parla di economia circolare ovvero uno strumento imprescindibile per lo sviluppo sostenibile dove l’Italia ha ancora molto da fare: la sostanziale diminuzione dei conferimenti in discarica e la riduzione dell’incenerimento deve passare attraverso un processo di prevenzione, riuso, riciclo e recupero dei rifiuti generando risparmi inimmaginabili, riducendo al tempo stesso le emissioni totali annue di gas a effetto serra. Inoltre occorre attuare misure aggiuntive per aumentare la produttività entro il 2025 e creare oltre un milione di posti di lavoro rispetto allo scenario economico tradizionale.
Promuovere nuovi modelli di business orientati a sostenere la creazione di posti di lavoro e competenze attraverso un migliore coordinamento delle politiche sociali; sensibilizzare l’opinione pubblica con strumenti scientifici, offrire loro la possibilità di partecipare attivamente e modernizzare la politica in materia di rifiuti e dei suoi obiettivi.
La battaglia per l’ambiente oggi non riguarda più solo la tutela del verde o della natura, ma tutto quello che costituisce lo spazio dove l’uomo abita, vive e si sviluppa; possiamo affermare che oggi forse la battaglia e la tutela del verde riguarda uno degli aspetti principali della vita delle persone che corre di pari passo a valori come il lavoro o la casa?
Stiamo affrontando un momento economico difficile: abbiamo costruito e cementificato ovunque, da quartieri residenziali a logistiche immense da milioni di metri quadri di superficie sottratti all’agricoltura. Una devastazione che solo negli ultimi anni, grazie all’esplosione della bolla immobiliare, pare essersi fermata. Oggi sempre più famiglie cercano luoghi dove poter vivere sani e la ricerca di vecchie cascine in mezzo alla natura sta permettendo al mercato delle costruzioni una lieve ripresa. Una delle battaglie che noi come FareAmbiente portiamo avanti da anni sono le riqualificazioni di vecchi edifici e aree industriali dismesse. Bisogna affrontare il tema con il giusto equilibrio. La popolazione aumenta e non possiamo togliere spazi alle risorse vitali, pertanto riteniamo che sia l’unica strada percorribile per permettere la salvaguardia dell’ambiente e garantire un futuro migliore alle generazioni che arriveranno.
Spesso i temi dell’ambiente sono stati visti come una battaglia della sinistra in Italia. Sta cambiando anche qualcosa nel centro destra?
Partiamo dal presupposto che l’ambiente non può appartenere solo a una corrente politica, ma bensì è un interesse collettivo. In passato il partito dei Verdi in Italia si era costituito con lo scopo di difendere l’ambiente da ogni tentativo di abuso, ma i troppi “No”, probabilmente sospinti dallo sviluppo industriale spasmodico senza regole precise a tutela per l’ambiente e della salute pubblica, ha provocato un clima di incertezza a causa dell’infondatezza delle loro teorie. Successivamente si è costituita Sinistra Ecologia e Libertà, anch’esso un partito politico ancora radicato su modelli passati. La storia recente ha visto scomparire questa classe politica, lasciando spazio a un ambientalismo trasversale fatto di associazioni e movimenti che prestano la loro esperienza, conoscenza e singole professionalità per un servizio di volontariato che fornisce un sostegno tecnico, scientifico e culturale ai cittadini. Il centrodestra un tempo aveva forse lasciato alla sinistra questo tema credendo fossero i paladini per antonomasia, ma la grande confusione creata da quei soggetti politici di sinistra ha creato preoccupazione e di conseguenza un interessamento al tema. Un ambientalismo ragionato come il nostro ha facilitato l’avvicinamento del centrodestra ad affrontare le problematiche derivanti. Oggi abbiamo bisogno di coniugare ambiente, lavoro e salute: un ambiente vivibile, ma senza lavoro, non potrebbe sostenere la crescita e la tutela del territorio; le imprese devono lavorare in sicurezza nel rispetto delle leggi e tutelando la salute dei lavoratori e per l’ambiente stesso; pertanto occorre rendere compatibili questi tre importanti fattori.
Max Buonocore
Bene Luigi
L’ambiente ha bisogno di leader come te
MS
Bene Luigi
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MS
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