di Abbatino
L’ha dovuto dire apertamente, sprezzante come d’abitudine, senza nessuna dietrologia: cambiare leader nel carroccio? Notizia da topolino, taglia corto un Salvini poco avvezzo ad essere messo in discussione. Anche se nella penombra della politica, da più parti, si va ventilando l’esistenza di una fronda interna che pare faccia capo a Giorgetti e, udite udite da Zaia, la leadership di Salvini non sembra in pericolo. È vero che solo una anno fa la Lega era sopra il 30% mentre adesso è sotto il 20% nei sondaggi, ma può bastare un momento di calo, vistoso non tragico, a far bruciare un politico come Salvini? Dipende. Dipende intanto dagli umori dei vertici della Lega, la quale per adesso non può permettersi cambi, poiché anche nel nome del partito ha scritto il nome del suo leader: Lega – Salvini premier. Se fosse un problema giuridico si potrebbe risolvere, ma il punto è la linea politica. Quale Lega ci sarebbe senza Salvini? Quella di un PDL 2.0 dove comanda Silvio? Oppure un personaggio che spinge ancora sui cavalli di battaglia tipici del Nord, stile vecchia Lega? È certo che in questo preciso momento storico i leader vengono bruciati in pochi anni. Tanti, troppi gli esempi. Però uno come Salvini che ha portato la Lega dal 4% al 38% non è facile da trovare, neppure per il partito più vecchio dell’arco costituzionale. E se cambiasse, cambierebbe anche la linea della Lega sull’operato del governo. Troppo per un movimento che è risorto e ha toccate vette mai raggiunte. Però se il calo dei consensi fosse ancora più marcato, forse si potrebbe ipotizzare una staffetta con altri. Salvini è avvisato.