di Gabriele Rizza
Stop di sei mesi per uno dei “fiori all’occhiello” del precedente governo a guida Giuseppe Conte e Movimento Cinque Stelle: il cashback. Lo ha annunciato il premier Mario Draghi, sostenendo l’onerosità della misura e gli scarsi risultati in termini di rilancio dei consumi e di riduzione dell’evasione fiscale.
Secondo il premier: “Il cashback ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori“, infatti i benefici della misura si concentrano tutti nelle aree più sviluppate del paese e quindi il nord Italia e nelle città più grandi, molto meno al sud e nei centri più piccoli, che siano questi al nord o al sud; ad utilizzare i pagamenti elettronici sono per la maggioranza persone che già prima dell’introduzione del cashback avevano ridotto l’uso dei contanti e in genere sono persone con un reddito più alto.
Nemmeno sul fronte dell’evasione fiscale pare ci siano stati passi avanti: gli acquisti elettronici cresciuti grazie al cashback si sono concentrati soprattutto nelle grandi catene di distribuzione dove l’evasione è pressoché nulla, non si sono visti risultati invece nei settori ritenuti tradizionalmente più critici, come i piccoli negozi o la ristorazione.
Il cashback voleva essere una misura pro – consumi al momento delle riaperture dopo il primo lockdown, ma intanto l’Italia ha visto nel 2020 la nascita 335 mila nuovi nuclei familiari e oltre 1 milione di persone in più entrare in povertà assoluta, le priorità per Draghi sono quindi altre, specie per l’onerosità della misura, pari a 4,75 miliardi di euro.
C’è sempre il pericolo che si vada di male in peggio: i fondi destinati al cashback dovranno essere destinati in modo intelligente a chi oggi non ha disponibilità di spesa, e non a ripianare in modo infruttuoso i buchi delle amministrazioni o sterili riduzioni fiscali dello zero virgola. Lo stop al cashback dice anche che la soluzione all’evasione fiscale nel commercio non sta nello spingere i cittadini a pagare con la carta, ma che è più opportuno mettere i commercianti nelle condizioni di lavorare serenamente, magari pagando di tasse una cifra equa e non vessatoria come è oggi. Al governo dimenticano che spesso si evade per sopravvivere e non per fare la bella vita.