di Roberto Donghi
Nelle ultime ore, è stata confermata la notizia che l’ex presidente della BCE Mario Draghi è atteso per domani alle ore 12.00 al Quirinale.
Diverse sono state le reazioni: dallo speranzoso sollievo di Renzi, Calenda e Più Europa fino alla disperazione dei militanti del centrodestra e dei cinque stelle. Sono infatti questi ultimi il punto cardine della questione. Per loro accettare un esecutivo a guida Draghi significherebbe mettere per sempre una pietra sopra alle battaglie anti-establishment ed a qualsiasi credibilità in materia.
Da partito anti-casta, anti-colletti bianchi, anti-lobbies, anti-euro a maggioranza di Draghi.
È quindi difficile immaginare che nel caso in cui Mattarella sia realmente intenzionato ad investire Draghi, i 5 Stelle saranno parte del nuovo governo e della nuova maggioranza,
così come sarebbe difficile immaginare che Mario Draghi voglia presiedere un esecutivo sostenuto da chi, tra reddito di cittadinanza, Alitalia e navigator, ha fatto dell’assistenzialismo
la propria essenza di vita ed il proprio metodo di raccolta voti.
Le ipotesi ricadrebbero dunque su una maggioranza Lega-Fi-FdI-Iv, ma è conosciuta la posizione oltranzista di Giorgia Meloni in merito al ritorno alle urne ed una sua partecipazione
ad un esecutivo Draghi, che pure potrebbe vedere di buon occhio, sarebbe da escludere senza esitazioni. Tale esclusione porterebbe la conseguente uscita anche della Lega di
Salvini, già incalzato nei sondaggi da Fratelli d’Italia e che rischierebbe di veder perdere ulteriori elettori se decidesse, ancora una volta, di tornare al governo lasciando così
il campo dell’opposizione totalmente in mano alla Meloni ed alimentando la sua crescita.
Questo rischio, che comunque Salvini potrebbe decidere di correre, farebbe emergere come unica possibilità di governo una maggioranza Pd-Lega-FdI-Fi, forse ancora più impensabile
della prima, specie dopo il primo tweet salviniano sulla questione che richiama una parte dell’art. 1 della Costituzione, evidente dichiarazione, almeno formale, di voler continuare
ad insistere per un ritorno alle urne.
Fino a domani, ogni ipotesi resta ovviamente aperta, per quanto un esecutivo Draghi, con queste prospettive possa sembrare un’ipotesi remota.
Salvo renziane magie.