LETTA NON NE AZZECCA UNA E IL GOVERNO INCASSA IL PUNTO
Se il 16 agosto 2021, l’allora ministro Lamorgese con il suo “laissez faire” aveva concesso ad ottomila persone di organizzare un rave party abusivo nel viterbese, per giorni, senza l’intervento della polizia e provocando danni al proprietario dei terreni per 300mila euro, questa volta la musica è stata differente.
Nessun ingresso hollywoodiano della polizia, forse qualche ritardo dovuto a questioni procedurali, ma dopo una buona trattativa il capannone occupato a Modena è stato abbandonato, ripulito ed il rave party stroncato con molti partecipanti che, visto l’andazzo ed il decisionismo del nuovo governo, se la sono filata poco prima dell’alba. Un punto per il nuovo governo, una forte presa di posizione che comunque rompe con i metodi del passato e che potrebbe mettere la parola “fine” alla questione se non fosse che il Governo ha voluto fare di più.
E’ stato infatti pubblicato un comunicato stampa sul sito del Ministero dell’Interno il 2 Novembre con il quale il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta dei ministri Nordio e Piantedosi, un decreto-legge che introduce, tra le diverse cose, il reato di invasione di terreni o edifici allo scopo di organizzare raduni con presenza di oltre 50 persone, pericolosi per l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Il decreto prevede la reclusione da 3 a 6 anni, una multa da 1.000 a 10.000 euro e la confisca degli strumenti e dei mezzi utilizzati per organizzare il raduno illegale.
Un provvedimento che prende spunto dalla Legge sulla Sicurezza Quotidiana d’oltralpe, vale a dire la loi sur la sécurité quotidienne (loi Vaillant) del 15 novembre 2001. Una legge varata durante l’ultimo controverso periodo di coabitazione (governo di sinistra con Jospin e presidente di destra con Chirac) nata pochi giorni dopo l’attentato alle Torri Gemelle per prevenire e combattere atti terroristici e che, con gli emendamenti del deputato Thierry Mariani, si è poi evoluta in norma di prevenzione dei rave party. L’emendamento, infatti, al secondo punto non riconosce alcun ruolo sociale o culturale a queste feste non autorizzate ed organizzate in vaste proprietà private occupate e poi devastate ed ha dato poteri decisionali ai prefetti, i quali possono autorizzare l’evento obbligando gli organizzatori alla costituzione di un servizio d’ordine e presidi sanitari oppure negare i permessi per questioni di ordine pubblico. In caso di manifestazione non autorizzata, gli organizzatori incorrerebbero in una sanzione pari a 1500, raddoppiata a 3000 se recidivi ed al totale sequestro del materiale.
Una misura economicamente meno impattante rispetto al decreto italiano che forse per questo risulterà essere più deterrente ed efficace. Un successo per il Governo e per i bravi cittadini.
Non temano quindi le sinistre allo sbaraglio e disperate che sbraitano contro Predappio, ridicola e carnevalesca manifestazione che è stata però autorizzata, controllata e che si è sempre svolta anche sotto i governi democratici degli ultimi dieci anni.
Pensino più che altro alla loro guida politica, il caro Enrico Letta, il quale prima si dichiara contrario allo sgombero per poi approvarlo “ma senza il manganello” e chiedendo infine a gran voce il ritiro del nuovo decreto legge. Il re dell’impopolarità si riconferma anche questa volta: dopo la patrimoniale, il voto ai sedicenni ed il ddl Zan, ora prende le difese di qualche ragazzino anarcoconfuso che ascolta techno e si droga in un capannone occupato abusivamente. Va bene che la sinistra di qualche anno fa avrebbe voluto essere la voce delle minoranze, ma in termini di voti qui forse è un po’ troppo (poco).
di Roberto Donghi