di Sara Matteucci
“Domenica Con” è il nome del palinsesto dedicato alle donne che ha accompagnato il pomeriggio domenicale di Rai Storia. Una nobile iniziativa promossa da Rai Cultura alla vigilia del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per l’occasione Franca Leosini – ideatrice del programma cult di cronaca nera Storie Maledette – ha coordinato i contributi omaggio alle vittime di femminicidio.
Quattro ore di programmazione che prevedevano la messa in onda dell’intervista della Leosini a Luca Varani, mandante dello sfregio con acido ai danni della sua ex compagna Lucia Annibali.
Poco prima delle 14.00, orario di inizio di Domenica Con, l’intervista viene cancellata a seguito dell’espresso disaccordo della vittima.
In un post Facebook Lucia Annibali, oggi deputata del Pd, ha rivendicato il diritto di non voler vedere spettacolarizzata la sua vita: “Preferisco essere io, ogni giorno, a raccontarmi attraverso le mie scelte, le mie idee, i miei pensieri. A scegliere le parole che descrivono la mia forza e le mie insicurezze, il mio coraggio e la mia inquietudine. Perché so che, le mie, saranno le parole più giuste. Perché la storia è mia”.
Sul web si scatena l’ira funesta. Una divisione ideologica è in atto: è giusto concedere la parola alle persone che hanno commesso tali disumanità?
Si adira il Pd. Matteo Renzi e Andrea Romano con un tweet si sono schierati dalla parte di Lucia Annibali. Ad intervenire anche la Presidente della commissione femminicidio, la senatrice Valeria Valente, richiedendo un intervento dell’organo di vigilanza.
Franca Leosini ha accettato senza polemica la decisione della rete, sottolineando quanto l’aspetto paradigmatico della violenza potesse – secondo lei – metter gli uomini davanti alla brutalità dei loro simili. “Quando ho deciso di ascoltare Varani sono stata dura, violenta. Lungi da me assolvere un uomo simile… Io l’ho fatto a pezzi, mi sono comportata con una spietatezza unica”. Leosini, stoica per antonomasia, rammenta con suo stesso stupore la sensazione di incredulità e sgomento che la pervase proprio in occasione della famosa intervista a Varani e riporta – come da suo corollario stilistico – una frase di Hannah Arendt “la banalità del male”, riassumendo così una vicenda di cronaca nera tra le più atroci degli ultimi anni.
La violenza è un tema di cui non si parla ne troppo, ne troppo poco e talvolta neanche troppo bene.
Scontri di natura etica obbligano a una ripartizione mediatica degli oneri: è giusto che il male venga narrato dal male?