di Endimion
In un paese normale, Alfonso Bonafede, Danilo Toninelli e Riccardo Ricciardi del Movimento Cinque Stelle sarebbero ancora all’Università ad imparare qualcosa, a frequentare un corso gratuito d’informatica patrocinato dal municipio di turno o, come disse Silvio Berlusconi, a pulire i cessi.
Proprio Bonafede, questa settimana, ha fatto e fatto fare una figura barbina; i grillini, giustizialisti e accusatori nel dna, si sono dovuti scontrare con la dura legge degli inciuci parlamentari; hanno abbassato la testa a Renzi per salvare Dj Fofo contro le mozioni di sfiducia del centrodestra e di Emma Bonino e in più si beccheranno in (s)cambio Maria Elena Boschi come ministro o nella compagine governativa. Questo gesto non è che un ulteriore segnale di affondamento del M5S. Tra l’altro, proprio la Bonino, riferendosi a Bonafede in Palamento, ha detto: «Lei disse che chi è sospettato deve dimettersi, oggi sospettato è lei. Se lo ricorda?»; Alfonsino, da buon sornione, non si ricordava. Atto ignobile, ignorante e di basso livello.
Di Danilo Toninelli non possiamo spendere altre parole, oltre quelle scritte in questi mesi; nei video sulla sua pagina Facebook e Instagram lo vediamo girare in monopattino, a fare discorsi tra l’insensato, il vagheggiante e il finto sapiente.
Di Riccardo Ricciardi che scrivere? Nelle sue accuse alla Regione Lombardia, avrebbe fatto meglio a tacere. A dirla tutta, ad una cosa è servito: far venire alla luce l’ennesimo grillino ignorante, scappato di casa, senza arte nè parte che, per qualche strano motivo, relegato nelle file marginali del movimento, ha voluto prendersi i suoi dieci minuti di celebrità. Fortunatamente, è già finito nel dimenticatoio.