di Stefano Sannino
Le Digital Fashion week di Milano e Parigi hanno creato scalpore non solo per modalità di svolgimento, ma anche e sopratutto per l’onda mediatica che hanno avuto. Una vera rivoluzione. Tanto a Parigi quanto a Milano, infatti, l’esperienza digitale della moda, ha ottenuto un ottimo engagement, sebbene già alcuni brand parlino di un ritorno alla normalità per settembre, perché le piattaforme create e messe a disposizione del pubblico per questi eventi digitali non sono state ritenute sufficientemente coinvolgenti.
Ma quali sono i numeri delle due Digital Fashion Week, nel dettaglio?
Complessivamente, la piattaforma creata e resa disponibile per la fashion week di Milano, ha ottenuto oltre 300mila visualizzazioni e 15,1 milioni di riproduzioni nel canale di streaming.
Per quanto riguarda i social network, la fashion week è riuscita a raggiungere 105,5 milioni di utenti con un engagement di oltre due milioni, ottenendo quindi un EMV (Earned Media Value) di 6,2 milioni di euro, pari al 58% del totale della Digital Fashion Week che ammonta a 10,7 milioni.
Questi risultati, sono stati possibili non solo grazie al coinvolgimento di partner di eccezione come The New York Times, Kommersant, Publishing House e molti altri, ma anche e sopratutto grazie allo straordinario senso di unità che i brand hanno dimostrato di avere, sostenendo l’evento sui social network.
Per quanto riguarda la settimana di Parigi, sono state invece create due piattaforme distinte visitabili fino al 15 Settembre, data dopo la quale – presumibilmente – verranno rilasciati anche i dati relativi a visualizzazioni ed engagement. Fino ad ora tuttavia, le due piattaforme hanno ottenuto 202mila visitatori e 409mila visualizzazioni. I contenuti su Youtube sono stati visti 5,6 milioni di volte e 13,8 milioni tramite Wibo, Tencent Video e Bilibili per un totale di 19,4 milioni di views.
Si stima, invece, un impatto di circa 65,1 milioni di dollari nei 7 giorni di eventi parigini.
Numeri alla mano, pare che le tanto discusse digital fashion week, non siano state un flop completo come si pensava, anche se – a prescindere dagli incassi e dalle visualizzazioni – sono stati gli stessi designer ad implorare un ritorno alle tradizionali passerelle (con tutte le precauzioni necessarie) per poter garantire le stesse emozioni di sempre a giornalisti, compratori ed ospiti che, dietro ad uno schermo, vedono la collezione senza realmente guardarla.
Sebbene ciò che ci riserva il futuro rimanga un mistero, quel che è certo è che le sfilate digitali fanno grandi numeri, senza però sostituire – de facto – le classiche settimane della moda. Come ogni anno, settembre sarà decisivo perché vedrà schierarsi i vari brand, chi a favore dell’innovazione e chi a favore della tradizione, dividendo ulteriormente un mondo della moda che è già uscito diviso da questa nuova esperienza digital.