di Mario Alberto Marchi
No, di turismo non vivremmo, ma con un turismo più forte vivremmo meglio. E un mantra è sempre in equilibrio tra entusiasmo italico, propaganda politica ed estate: potremmo vivere di turismo!
Se tutte le coste fossero organizzate come la Romagna ma con il mare della Sardegna, se i treni ad alta velocità servissero tutte la maggiori località, se i prezzi fossero alti solo per chi se lo può permettere, se… se…
E invece – purtroppo – non sarebbe possibile vivere di turismo, nemmeno in quel caso, ma qualcosa in meglio cambierebbe di certo. Lo dicono i numeri:
quelli diffusi pochi giorni fa dall’OCSE fotografano la realtà a livello mondiale, in riferimento al 2018, quindi all’ultimo anno pre pandemia.
L’Italia ha trovato nel turismo la fonte del 5,9% del suo prodotto interno lordo. Che si possa fare di molto meglio, certamente lo dice il paragone con la nazione più performante dell’UE, cioè la Spagna, che segna un 11,8% del pil nazionale.
Già raddoppiare sarebbe un’impresa titanica, ma con un risultato comunque sideralmente lontano da quel che potrebbe indurre a dire che si potrebbe “vivere di turismo”.
Però, una crescita verso la doppia cifra, aiuterebbe non poco e costituirebbe una colonna economica che in effetti manca. L’industria, nel 2020, ha fatto registrare un percentuale sul pil in calo di 0,5 punti, ma comunque al 19,5: un turismo che si avvicinasse alla metà del valore della produzione industriale imporrebbe un bel cambio di paradigma e potrebbe fare da volano anche per altri settori piuttosto boccheggianti, come l’agricoltura, ferma a poco più del 2% del pil.
Immaginare come, non è difficile: la filiera della produzione locale, come la valorizzazione non solo delle eccellenze note, ma anche di quelle a diffusione regionale.
Se poi si allarga il ventaglio comprendendo anche l’alimentare e la ristorazione, si andrebbe a dare una spinta in più ad un settore che in totale sia attesta sul 15% del prodotto interno lordo.
Va poi detto che il turismo impiega per gran parte piccole medie imprese che costituiscono – indipendentemente da cio’ che producono – una percentuale di pil stimata tra il 12 e il 13%.
Quanto tutti questi settori e sistemi si avvantaggerebbero da una crescita del turismo? Purtroppo non è dato di saperlo, perchè pare che nessuno nella stanze della “statistica di Stato” fino ad ora se lo sia mai chiesto. Eppure qualche proiezione non dovrebbe essere difficile da elaborare.
Pare sia più facile lasciare tutto come sta, o – al contrario – sparare proclami su un Paese dei sogni, che vivrebbe di ricchezza solo tra spiagge e località sciistiche.