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venerdì, 15 Novembre, 2024

Di fronte alla guerra, la filosofia resta l’arma migliore

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di Stefano Sannino

Si dice spesso che la filosofia non serva a nulla: «La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale tutto resta tale e quale» recita infatti un noto detto popolare. Ma è davvero cosìCertamente, la filosofia è un sapere privo di ogni utilità pratica perché libera e svincolata da ogni altro tipo di sapere o di tecnica, ma ciononostante fa parte delle nostre vite da oltre duemila anni.
È vero che il sapere filosofico non produce nulla: i filosofi non hanno infatti mai deciso delle sorti del mondo, né sono mai stati coinvolti in tutti quei momenti decisivi della storia dellumanità; eppure la riflessione filosofica ha portato con sé una serie di considerazioni che ancora oggi fondano il nostro modo di pensare. Luomo greco, abituato certamente più di noi alla filosofia ed allindagine razionale, era in questo più avanti di quanto non lo siamo noi moderni.
Ebbene sì, perché nonostante non vi siano risvolti pratici evidenti nellindagine filosofica, questa implica delle conseguenze attitudinali su tutti gli uomini che, abituati ad esercitare unindagine di questo tipo, si dimostrano irrimediabilmente più aperti, comprensivi e razionali nel guardare agli avvenimenti del mondo contemporaneo. E se nei secoli i filosofi sono stati derisi, esiliati o addirittura uccisi per le loro idee e speculazioni, le loro parole riecheggiano ancora nei nostri animi e nel nostro modus cogitandi. 
Lutilità della filosofia non è dunque politica, artistica e nemmeno etico-morale: la filosofia è difatti unattitudine, perché ci abitua al ragionamento ed il ragionamento a sua volta ci allontana dallistinto e dallirrazionalità. Davanti ad un mondo di orrori, dominato negli ultimi anni da una pandemia e dalle guerre, lesercizio filosofico ci rende meno vicini a quel tipo di Eris [discordia, nda] che Nietzsche avrebbe definito come deleterio per lessere umano. La discordia, quale prodotto della superbia, dellarroganza e dellirrazionalità conduce infatti alla violenza, alla supremazia dei forti sui deboli, allannichilamento di interi popoli e nazioni. La discordia, in breve, conduce alla distruzione. La filosofia, daltro canto, con la sua abitudine al pensiero ed allindagine razionale, conduce allunificazione, alla comprensione e dunque alla pistis sofia, ovvero alla conoscenza superiore.
In questo orizzonte, la frase dal sapore Hegeliano «La nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo» si rende chiara e manifesta: c’è bisogno di filosofia, sopratutto quando a regnare sono lirrazionalità e la discordia; c’è bisogno di filosofia perché essa ci abitua alla ragione, ci civilizza, ci eleva ad essere oltreuomini.
Davanti al chaos generato dalla paura della pandemia, davanti al grido silenzioso delle vittime innocenti di una guerra senza senso, davanti a tutti quei meccanismi prodotti dallattitudine umana all’irrazionalità, l’esercizio filosofico resta dunque l’arma migliore che si possa adottare per sconfiggere il mostro della paura e per dare una definitiva prova di civiltà. Allora sarà finalmente vero, che la penna ferisce più della spada.

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