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giovedì, 14 Novembre, 2024

DECRETO DIGNITA', COSA PREVEDE.

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Approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto Dignità. Salvini propone delle modifiche in Parlamento. Forza Italia: KO per le imprese.

Lunedì 2 luglio il Governo Conte ha approvato il Decreto Dignità, prima mossa politica del Ministro del Lavoro Luigi Di Maio dopo le offensive della Lega sul tema immigrazione. Ecco i punti fondamentali del Decreto.

1) Delocalizzazione.
Le aziende che ricevono aiuti dallo Stato non potranno delocalizzare per 5 anni, pena una multa da due a 4 volte gli aiuti ricevuti, con un interesse maggiorato del 4%. Una norma che farà certamente discutere perché è dubbio che possa essere applicata a quelle imprese che dovessero scegliere di spostarsi in un paese Ue.
2) Lavoro e licenziamenti.

L’obiettivo è quello di scoraggiare le aziende a fare ricorso ai contratti a tempo determinato, preferendo quelli senza limiti di tempo. I datori di lavoro che dovessero ricorrere a un’assunzione temporanea dovranno pagare l’1,9% di contributo addizionale (oggi è all’1,4%) sulla retribuzione imponibile a scopi previdenziali.
A ogni rinnovo scatterà un’addizionale supplementare dello 0,5% a carico esclusivamente del datore di lavoro, fondi destinati a finanziare le casse della Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi). I contratti a tempo determinato non potranno avere durata superiore ai 24 mesi e potranno essere rinnovati al massimo per 4 volte, norma che si applica anche ai contratti attualmente in essere.
Per frenare i licenziamenti abusivi l’indennizzo riconosciuto ai lavoratori ingiustamente allontanati verrà aumentato del 50% e, in caso di licenziamento senza giusta causa, l’indennizzo potrà essere pari a 36 stipendi.
Per quanto riguarda gli insegnanti, parzialmente messi in ginocchio dalla sentenza con cui il Consiglio di Stato ha deciso, il 20 dicembre 2017, di privare dell’assunzione in ruolo chi è in possesso di un diploma magistrale, il decreto dignità fa slittare di 120 giorni il termine del licenziamento perché, come ha ribadito Di Maio, si tratta di “decine di migliaia di insegnanti”. La proroga servirà a trovare una soluzione.

Il tavolo con i rappresentanti dei rider non ha dato risultati concreti, ma ha sortito la promessa di riconvocare una seduta entro la fine della settimana in corso per stabilire un compenso minimo, l’affiliazione a Inps e Inail e un contratto che descriva il tipo di lavoro da svolgere, anche al fine di stralciare il punteggio di reputazione del lavoratore su cui le aziende di food delivery fanno affidamento.

3) Pubblicità dei giochi d’azzardo
Si tratta di una norma con parecchie eccezioni, non riguarda i contratti attivi e le lotterie con estrazione in differita, come per esempio la Lotteria Italia. Sono esenti dai nuovi limiti i giochi che dispongono dei loghi di sensibilizzazione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Di fatto si tende, così come si legge dal testo, del “rafforzamento della tutela del consumatore e per un più efficace contrasto alla ludopatia, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet”. Le sanzioni saranno pari al 5% del valore, ma al minimo 50mila euro.

4) L’aspetto fiscale
I coefficienti del redditometro andranno rivisti. 
Modifiche previste anche per lo spesometro, il cui termine per gli annunci è stato imposto al 28 febbraio e non più a fine settembre. Con il termine spesometro si intende l’obbligo che hanno aziende, lavoratori autonomi e titolari di partite Iva, di comunicare all’Agenzia delle entrate i dati delle fatture emesse che superano i 3.000 euro o degli scontrini o ricevute fiscali superiori a 3.600 euro.
Il decreto sancisce anche la fine dello split payment, il meccanismo con cui la Pa versa l’Iva direttamente al fisco e non al fornitore che ha emesso fattura.

Redazione Milano

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