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mercoledì, 25 Dicembre, 2024

DANIELE CAPEZZONE: «UN LOCKDOWN PER NON VACCINATI? SAREBBE ILLIBERALE E IRRAZIONALE»

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di Susanna Russo

Daniele Capezzone, fondatore del centro studi Mercatus (www.istitutomercatus.it), scrive per il quotidiano La Verità (per cui cura anche la rassegna online #LaVeritaAlleSette) e per il magazine Atlantico. In tv appare come opinionista nei programmi di informazione delle reti Mediaset. In radio, è una delle voci di Radio Globo (www.radioglobo.it). Ha lasciato l’arena politica dopo essere stato due volte parlamentare, e dopo aver presieduto la Commissione Attività produttive (2006-2007) e la Commissione Finanze (2013-2015) della Camera dei deputati. Atlantista, liberale classico, detesta il politicamente corretto. Per Piemme ha pubblicato nel 2020 Likecrazia, e nel 2021 Per una nuova destra.

 

Quali sono, a suo parere, gli errori più clamorosi compiuti, o portati avanti, nella gestione della pandemia, dal Governo Draghi?

«Essenzialmente quattro, e macroscopici. Primo: aver confermato Roberto Speranza, simbolo e capofila dell’approccio fallimentare del governo precedente. Secondo: aver sciupato tempo ed avvelenato il clima attraverso lo strumento inutile e divisivo del greenpass. Terzo: aver continuato ad alimentare una narrazione politica e mediatica improntata su panico e terrore. Quarto: aver tardato moltissimo nell’organizzare la somministrazione delle terze dosi. In questo momento ci sono almeno 6 milioni di italiani, per lo più anziani, che hanno ricevuto la seconda dose entro metà maggio, ormai sei mesi fa, la cui protezione vaccinale è ormai presumibilmente esaurita, e che non hanno ancora potuto ricevere la terza. Anziché scatenare una crociata sul greenpass, il governo doveva muoversi con congruo anticipo per offrire tempestivamente la terza dose a questi cittadini.»


Ci sono rischi, controindicazioni ed effetti collaterali, più politici/sociali che sanitari, nell’imposizione del Green Pass per tutta una serie di attività, una delle quali necessaria per la sopravvivenza?

«Subordinare il diritto al lavoro a questa certificazione mi pare uno sproposito illiberale. Ma, anche al di là di questo punto di principio, si tratta di uno strumento inefficace, per le ragioni già spiegate. Peggio ancora: può perfino indurre alcune persone meno informate a un eccesso di sicurezza che è purtroppo immotivato dal punto di vista sanitario.»


Perché in Italia abbiamo attuato norme più rigide e generalizzate rispetto ad altri Paesi? E, nonostante ciò, rischiamo anche noi di andare in contro ad un lockdown per i non vaccinati?

«Quest’ultima soluzione sarebbe illiberale e irrazionale. Chi le parla è vaccinato, ma difendo anche il diritto della minoranza che ha compiuto una scelta diversa: e quei cittadini non devono essere trattati da “untori”. Semmai, lo ripeto ancora, il problema maggiore delle prossime settimane e mesi rischia di venire dai moltissimi anziani che avrebbero bisogno della terza dose e che non la potranno ricevere in tempo.»


Quanto è rischioso, in questa fase storica, il clima di incertezza che precede la fine del mandato di Mattarella ed, in seguito, le prossime Politiche? 

«E’ necessario tornare alla normalità, e porre fine a una troppo lunga stagione di commissariamenti, più o meno mascherati. Se vuole la mia opinione, la legislatura è politicamente esaurita, stare per dire esausta. Auspicherei elezioni generali nel primo semestre del 2022, ma so che non accadrà.»


Mario Draghi è stato/ è davvero il nostro salvatore? Se lo è stato, potrà continuare ad esserlo anche in futuro, magari rivestendo il ruolo di Presidente della Repubblica?

«Non ho mai creduto ai salvatori, agli uomini della provvidenza. Credo di più alla fisiologia democratica, e cioè a governi scaturiti dalla scelta di una maggioranza dei cittadini. Auguro all’Italia che si torni presto a quello schema, che sembriamo aver dimenticato dal 2011. Non discuto il fatto che anche dopo tutti i governi, avendo ricevuto la fiducia delle Camere, siano stati e siano costituzionalmente legittimi. Su questo non c’è dubbio. Ma discuto la legittimazione politica di esecutivi troppo scollegati dal voto popolare.»

A fronte dei risultati delle ultime Amministrative, si è ancora davvero in tempo per affermare Una nuova destra? E quali sarebbero i primi passi da compiere per far sì che il centrodestra torni alla ribalta?

«Il mio libro serve a questo. O almeno si propone di contribuire a una riorganizzazione ideale e programmatica di quello schieramento. Mi auguro che i dirigenti di Lega, Fdi e Fi abbiano il tempo, anche interiore, di avviare una riflessione di quel tipo.»


In questa situazione emergenziale qual è La Verità nascosta, o quella che non vogliamo vedere?

«Quella di un settore privato (autonomi, partite Iva, imprese, e naturalmente anche i loro dipendenti) che sono in una situazione delicatissima. La ripresa dell’economia è molto più fragile di quanto venga descritta, e riguarda molto debolmente questi comparti, già schiacciati da un fisco oppressivo. Sono loro i “forgotten men” italiani, ma non se ne occupa nessuno.»

 

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