di Cristina Florenzano
I futuristi hanno sognato a lungo la realizzazione di città intelligenti che permettessero a residenti e turisti di prosperare. Si tratta di ambienti urbani moderni, gestiti da processi ottimizzati con sistemi di transito intermodale, reti energetiche autosufficienti, quartieri puliti e sicuri con servizi ben integrati. Soprattutto, in termini di sostenibilità, la città intelligente garantisce che la crescita economica e la qualità della vita siano promosse non solo a breve termine ma anche per le generazioni future. Ma i sogni dei futuristi si scontrano con la triste realtà italiana emersa dal rapporto ISPRA 2021, secondo il quale, il consumo di suolo in Italia continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate. In particolare, i dati del 2020 confermano le criticità nelle zone periurbane e urbane in cui si rileva un continuo incremento delle superfici artificiali a scapito delle aree verdi e agricole. Nonostante il lockdown, quasi due metri quadrati ogni secondo di aree agricole e naturali sono state sostituite da nuovi cantieri, edifici, infrastrutture o altre coperture artificiali. Un ritmo di consumo di suolo e perdita delle funzioni dei nostri ecosistemi considerato non sostenibile. I cambiamenti più rilevanti si concentrano in alcune aree del Paese, in particolare Lombardia e Veneto, danni importanti si registrano anche lungo la costa adriatica, quella della Puglia meridionale e lungo le coste siciliane ma è Roma a subire la peggiore condizione di degrado essendo la provincia con la maggiore superficie consumata nel 2020 (quasi 70.000 ettari). Altro che città intelligenti! L’analisi dei dati confermano la densificazione di aree urbane, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città, superfici preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto da un lato e, dall’altro, l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato. Tali processi riguardano soprattutto le aree costiere e le aree di pianura, mentre al contempo, soprattutto in aree marginali, si assiste all’abbandono delle terre e alla frammentazione delle aree naturali. Le conseguenze sono anche economiche, e i “costi nascosti”, dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 8 anni, sono stimati in oltre 3 miliardi di Euro l’anno che potrebbero erodere in maniera significativa, ad esempio, le risorse disponibili grazie al programma Next Generation EU. Insomma, il 5 dicembre, Giornata Mondiale del Suolo (World Soil Day) c’è stato poco da festeggiare in tutti i sensi!
Il suolo rappresenta un ecosistema complesso, ricco di biodiversità e fondamentale per la nostra economia. Ecco perché il consumo di suolo ci minaccia direttamente! Oggi, più che mai, è necessaria una legge sul consumo di suolo che, in raccordo con la Strategia europea sul suolo al 2030 faccia da guida per un approccio positivo, guidando ogni Paese nella gestione sostenibile del suolo nel rispetto delle vocazioni territoriali ali e idonea a mitigare i cambiamenti climatici in atto.