di Gabriele Rizza
Il 27 dicembre è la data del vax-day, le quasi diecimila dosi del vaccino Pfizer/Biontech sono a disposizione del personale medico e degli anziani ricoverati nelle Rsa. A partire dai prossimi giorni, afferma il “super commissario” Domenico Arcuri, ogni settimana l’Italia avrà a disposizione circa 450 mila dosi. I messaggi di speranza non si sprecano – giustamente – “la fine di una lunga notte” dicono i più, nel mentre però c’è la variante inglese perciò la speranza non diventi libertà, sarà un anno lungo come lo è stato il 2020.
Però il vax – day è stata accompagnato da una campagna pubblicitaria che è poco definire “pomposa”, quasi come qui film ad alta tensione o distopici che siamo abituati a vedere la sera in tv: elicotteri, aerei, autoblindo. Dietro la pomposità del 27 dicembre 2020, c’è il sapore degli antichi fasti trionfali, come quando i romani eliminavano il pericolo dei barbari. C’è una differenza chiara e netta però: i romani festeggiavano a fine campagna, noi all’inizio. La verità la luce in fondo al tunnel che stiamo vedendo – che esiste – si accompagna alla più grande debolezza che il mondo occidentale si porta dietro da almeno due secoli, ossia la paura di non aver nulla sotto controllo, o più semplicemente la paura della morte, fisica e metaforica. Per questo motivo il vax- day assume nella comunicazione le forme di una messa laica.
Eppure, più che cogliere come un deus ex machina (l’intervento improvviso divino) l’inizio della campagna vaccinale, il mondo occidentale dovrebbe coglierne due aspetti: l’uomo non può dominare la terra a proprio piacimento, però può adattarsi e trarre innovazione e riscoperta di sé da un pericolo o una catastrofe. Gli esempi nel corso della storia sono numerosi, per restare in tema di epidemia, pensiamo alla peste del 1300. In quel secolo l’epidemia aveva letteralmente decimato gli amanuensi che vivevano insieme nei conventi, la loro quasi sparizione pose il problema della scrittura dei libri, da qui iniziarono le ricerche che portarono all’invenzione della stampa da parte di Gutenberg nel 1455. Nel medioevo ci volle quindi quasi un secolo per andare oltre una catastrofe, noi abbiamo avuto un vaccino in un anno, record senza precedenti e non ce ne accorgiamo abbastanza.
Più che lasciarci prendere dal ritorno alla normalità, lasciamoci prendere dalla consapevolezza che i pericoli esistono ed esisteranno, ma che donne e uomini dai pericoli ne traggono sempre nuove opportunità di sopravvivenza.