di Alessandro Giugni
Come è ben noto a tutti, a partire da ieri, lunedì 10 gennaio 2022, sono entrate in vigore le disposizioni del Decreto-Legge 7 gennaio 2022, n.1, in base alle quali, al fine dichiarato del contenimento dei contagi da Covid-19, è stato ampliato il novero di attività e servizi per accedere ai quali sarà necessaria l’esibizione del Super Green Pass. Inoltre, nella serata di ieri il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha esplicitamente e chiaramente indicato chi, secondo il Governo, siano i responsabili dei numeri che ogni giorno vengono sciorinati da ogni fonte di informazione: i non vaccinati.
A fronte tanto del Decreto-Legge sopra citato quanto delle dichiarazioni di Draghi, appare più che mai opportuno porsi alcuni interrogativi relativamente ad alcune problematiche le quali, benché non affrontate dai media mainstream, vanno ingigantendosi mese dopo mese e che, con le ultime misure, hanno assunto proporzioni bibliche.
La prima questione riguarda l’accanimento, prima mediatico-governativo e ora anche popolare, contro i non vaccinati. Nei confronti di queste persone, le scelte delle quali possono essere discutibili, si è aperta una vera e propria “caccia all’uomo”, nonché è stata avviata da mesi quella che a tutti gli effetti può essere definita un’azione discriminatoria. Ciò che, però, viene omesso dalla narrativa dei giornali è un dato di primaria rilevanza: che piaccia o non piaccia, coloro i quali non si sono vaccinati hanno compiuto una scelta che, allo stato legislativo attuale, risulta essere non solo possibile, ma anche pienamente legittima. «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge» recita l’art. 32 della Costituzione.
Sorge, dunque, spontanea una domanda: per quale motivo il Governo, che ha dichiaratamente individuato nei non vaccinati i responsabili dei contagi, invece che procedere per limitazioni sempre più stringenti per queste persone, non ha ancora optato per l’adozione di una Legge che renda obbligatoria la vaccinazione contro il Covid? Le continue restrizioni ai danni dei non vaccinati sottendono un problema di enorme gravità. Lo Stato italiano sta lentamente, ma inesorabilmente, trasformandosi da Stato di Diritto in Stato Etico. La macchina statale, infatti, assurge sempre più al ruolo di arbitro e giudice assoluto di ciò che è bene e di ciò che è male, decidendo quali siano le condotte eticamente accettabili ed edificanti e criminalizzando tutti coloro i quali non si allineino alle direttive del Leviatano statale. Il primo sintomo di questa trasformazione risiede proprio nell’atteggiamento assunto nei confronti dei non vaccinati: benché essi con le loro scelte non violino alcuna legge, si ritiene giusto esporli al pubblico ludibrio, comprimerne le libertà e ghettizzarli.
La seconda questione attiene al meccanismo delle sanzioni che dal 1° febbraio scatteranno nei confronti degli over 50 non vaccinati. Due i problemi: in primis, nella definizione di “over 50 no-vax” vengono ricompresi tanto coloro i quali non abbiano ricevuto alcuna dose quanto coloro i quali abbiano deciso di non sottoporsi alla terza dose, finendo così per essere etichettati come “no-vax” anche coloro i quali iniziano a essere definiti dagli organi di stampa “unicamente bi-vax”.
In secundis, il Governo ha previsto che spetterà all’Agenzia delle Entrate comminare la sanzione una tantum di €. 100. Per assolvere a tale compito, l’ente in questione dovrà incrociare i dati dei cittadini a disposizione delle strutture sanitarie al fine di rintracciare i non adempienti. Tale operazione costituirebbe un’evidente lesione della privacy dei cittadini se non fosse che l’8 ottobre 2021 il Governo ha emanato un quanto mai provvidenziale Decreto-Legge (n. 139/2021) con il quale ha introdotto una radicale (e taciuta dai media) modifica del Codice della Privacy. L’Art. 9 del DL 139/2021, infatti, ha introdotto nel Codice della Privacy il comma 1-bis all’art. 2-ter, in base al quale qualsiasi trattamento dei dati personali del cittadino svolto da una pubblica amministrazione «è sempre consentito se necessario per l’adempimento di un compito svolto nel pubblico interesse o per l’esercizio di pubblici poteri a essa attribuiti». Tale intervento normativo ha di fatto sdoganato la possibilità per tutti gli enti citati di compiere legittimamente quella che di fatto è un’ingerenza in ogni aspetto della vita dei cittadini italiani, compreso l’ambito della salute.
La terza e ultima questione riguarda le future evoluzioni del Green Pass. Tale strumento, che è stato introdotto con il fine dichiarato di ridurre il diffondersi del Covid in Italia, rischia di costituire l’anticamera di quello che in Cina è conosciuto come Social Credit System. Un sistema, questo, nel quale l’esercizio di diritti anche fondamentali (quali, ad esempio, la libertà di movimento, di accedere alle cure o di lavorare) viene subordinato all’adempimento di doveri – anche di natura etica – definiti dallo Stato. Ne consegue che, all’interno di un meccanismo di tal genere, o ci si dimostra leali nei confronti di chi governa oppure si finisce per essere estromessi dalla società, oltre al fatto che i cittadini risultano costantemente sotto pressione e sotto il controllo dello Stato.
Leggendo del Social Credit System cinese qualcuno potrebbe obiettare che il Green Pass è ben lontano da tale realtà, ma ne siamo davvero così sicuri? Non è forse vero che oggi, in assenza o conseguentemente alla scadenza del GP, non siamo più liberi di bere un caffè al bar, mangiare un boccone in compagnia al ristorante, assistere a uno spettacolo teatrale, prendere un autobus o accedere al luogo di lavoro per guadagnarci da vivere? Una tale realtà solo due anni fa era inimmaginabile. Cosa succederà, dunque, quando a qualche mente illuminata balenerà l’idea di rendere il Green Pass uno strumento di controllo del regolare versamento delle tasse, del pagamento del bollo, della non diffusione di fake news o di argomentazioni contraddicenti la linea dettata dal Governo?